Premesso
che se anche si fosse degli accesi anticlericali o dei materialisti
assoluti, non è possibile non riconoscere il peso del Vaticano nella
politica internazionale negli ultimi 40 anni, l'inizio del nuovo anno
ha visto impegnato Papa Francesco in una serie di incontri
particolarmente importanti per la “Geopolitica Vaticana”. Sebbene
infatti il piccolo Stato non possieda un esercito o un'economia di
scambio, non vuol dire che non abbia i propri obiettivi geopolitici
che coincidono, spesso, con la sua missione terrena: l'annuncio del
messaggio di Dio. La sua arma principale è ovviamente l'influenza
sui governi e sui fedeli, ed è risultata vincente in molti casi, tra
i quali la fine delle sanzioni USA a Cuba è solo l'ultimo esempio.
Teologia e Geopolitica si ritrovano, l'una e l'altra intrecciate, in
questo inizio di nuovo millennio sebbene entrambe fossero state date
per morte nella seconda metà del secolo scorso. Stalin, per nulla a
digiuno di Geopolitica, ma forse dimenticando di aver studiato
Teologia, una volta chiese ironico “Quante divisioni può schierare
il Papa?”. Nel 2016 il comunismo e le sue armate non esistono più
ed il nazionalismo e la religione cristiana sono gli unici elementi
condivisi in tutte le nazioni che fecero parte dell'URSS, nessuna
esclusa. Oggi il Vaticano ha di fronte nuove sfide impegnative ,
portate avanti tanto dall'aggressività del radicalismo religioso
quanto da quello dei gruppi di pressione sui temi etici e della
famiglia. Pertanto la visita del Presidente iraniano Rouhani a Roma
del 26 gennaio non è servita solamente a presentare le notevoli
opportunità economiche della Repubblica Islamica per gli investitori
italiani a seguito dell’eliminazione delle sanzioni imposte da UE
ed USA. L’incontro più importante è stato senza dubbio quello con
Papa Francesco durante il quale si è discusso di temi geopolitici
inerenti l’area mediorientale e degli scenari possibili nei
prossimi anni. Era dal 1999 che un Presidente Iraniano non faceva una
visita ufficiale in Vaticano e, sebbene Rohuani non sia formalmente
un Ayatollah (è comunque parte della comunità clericale sciita
iraniana), è stato sicuramente autorizzato dalla Guida Suprema
Khamenei a trattare, almeno in parte, alcuni temi di natura tanto
geopolitici quanto teologici1.
Infatti, a differenza di quanto accade nel mondo islamico di
confessione sunnita, quella sciita prevede una organizzazione
clericale stabile che oltre alla figura dell’Imam (il Grande
Ayatollah, una sorta di Papa), si compone di Ayatollah (l'equivalente
dei Vescovi della Chiesa) , Hoyatoleslam (giuristi teologi) e mullah
(i sacerdoti al livello più basso). Ciò senza dubbio facilita il
dialogo con la Chiesa Cattolica in quanto è possibile stabilire
rapporti di dialogo a più livelli che prevedono, alla base, una
certezza nell’interpretazione teologica delle rispettive scritture,
la Bibbia ed il Corano. Durante la settimana precedente, inoltre,
Papa Francesco si era recato in visita alla sinagoga di Roma, sede
della comunità ebraica più antica d’Europa, nell’ambito degli
incontri che ha intenzione di svolgere durante questo anno giubilare.
In quell’occasione ha fatto alcune affermazioni particolarmente
importanti in ambito teologico2
e geopolitico ma che sono sfuggite (diciamo così) a molti
commentatori italiani e che comunque non hanno avuto l’eco
mediatico che meritavano sulla stampa italiana. Il 12 febbraio
prossimo, inoltre, si compirà uno storico incontro tra Papa
Francesco e il Patriarca di Tutte le Russie Kiril a l'Avana, Cuba. E'
un incontro atteso da anni, che Papa Benedetto ha incoraggiato (ad
esempio con il ritorno della possibilità di celebrare la messa
tridentina , come nel rito ortodosso), e Francesco ha fortemente
voluto. Sicuramente gli incontri avuti con il Presidente russo Putin
hanno avuto una certa influenza nella riuscita dell'evento. Infine il
31 ottobre il Papa sarà in Svezia per le celebrazioni dei 500 anni
della Riforma Protestante che cadono nel 2017. Questi tre avvenimenti
sono legati da un sottile filo rosso che può sfuggire se essi
vengono interpretati solamente alla luce dell’interpretazione
ecumenica della figura del Papa inaugurata con il pontificato di Papa
Giovanni Paolo II e continuata con quello di Benedetto XVI. Il trait
d’union teologico è infatti la radice comune di Cristiani,
Musulmani ed Ebrei ovvero il monoteismo che ha in Abramo (o se
vogliamo, Adamo) la sua figura unificante. L'obiettivo comune
potrebbe essere quello di mantenere in vita la credenza monoteista e
difendere il senso della Vita che da essa trascende minacciato da un
“progressismo senza progresso” che sembra non avere limiti nel
voler ridisegnare il concetto stesso di “essere umano” e dalle
altre religioni in forte crescita numerica. Tornando all'opera del
Papa, possiamo intravvedere un disegno geopolitico. In Medioriente la
presenza cristiana si è ridotta notevolmente a causa della guerra in
Iraq prima ed in Siria poi. In quest'ultima, la famiglia Assad ha
garantito tanto gli sciiti quanto i cristiani, minoranze in un paese
ampiamente sunnita. In Libano tale presenza è garantita di fatto
dalla presenza di Hezbollah e quindi, indirettamente dall'Iran. In
Israele e Palestina i luoghi santi cristiani sono in maggior misura
in Palestina e sono quindi garantiti da un accordo bilaterale con
ANP3.
L'Iran è comunque presente in virtù dei fondi che concede tanto
all'ANP quanto ad Hamas ed ai sistemi d'arma che vi fa arrivare in
caso di attacco da parte dell'occupante. In Iran la comunità
cristiana non è minacciata mentre in Egitto vive fasi alterne pur
essendo il 10% della popolazione4.
Al Qaeda prima e l'ISIS ora stanno falcidiando le comunità cristiane
in tutti i territori in cui sono presenti e ne stanno riducendo il
numero e soprattutto l'influenza. Ovviamente il Vaticano ha
individuato l'Iran quale elemento di stabilità nella regione (la
cosiddetta mezzaluna sciita, Iran, Iraq, Siria, Libano) che lo rende
un interlocutore credibile. Il Vaticano, ha appoggiato, e l'Iran ha
gradito, il veto posto dalla Russia al bombardamento minacciato da
Americani ed Inglesi alla Siria nel 2013, minaccia che è poi
rientrata. Infatti il secondo pilastro in Medioriente appare sempre
più la Russia che, oltre ad essere garante per l'Iran verso la
comunità internazionale per quanto riguarda la questione nucleare, è
militarmente impegnata in Siria a ristabilire Assad alla guida di uno
stato unitario. Se pensiamo alla Russia pensiamo all'Ucraina. In quel
paese oltre ad una guerra di natura militare , se ne combatte una di
natura religiosa non meno cruenta. Se gli abitanti del Donbass e
dell'Ucraina secessionista sono a maggioranza ortodossi del
Patriarcato di Mosca, il resto dell'Ucraina è diviso fra ortodossi
fedeli a Kiev, quelli fedeli a Mosca, Cattolici di rito greco,
(pochi) ebrei e protestanti. La pulizia etnica è un fatto ampiamente
sottaciuto dai media occidentali. La Russia si è riscoperta
cristiana negli anni '90 e con Putin questa tendenza è aumentata. In
Europa il Vaticano può contare stabilmente sull'appoggio di, e a sua
volta può influenzare, Irlanda, Polonia, paesi latini ed in parte
l'area di lingua tedesca. Nel Nord Europa la presenza Cattolica è,
invece, da 500 anni in declino. Ma l'interesse ad un riavvicinamento
su basi teologiche risale al Concilio Vaticano II. Infatti, secondo
il Cardinale Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la
Promozione dell’Unità dei Cristiani, l'incontro di ottobre avverrà
“Concentrandosi insieme su centralità
della questione di Dio e su un approccio
cristocentrico, e le due comunità avranno la possibilità
di celebrare la commemorazione ecumenica della Riforma non
semplicemente in modo pragmatico, ma con un senso profondo della fede
in Cristo crocifisso e risorto”5.
Il tema del riavvicinamento tra le tre religioni monoteiste è uno di
quelli con i quali avremo più a che fare nei prossimi decenni poiché
alla base vi è un fondamento demografico6.
Se sommiamo il numero dei credenti delle tre religioni monoteiste
sparsi in tutto il mondo otteniamo la cifra di quasi 4 miliardi di
persone (2 miliardi e 200 milioni di cristiani di tutte le
confessioni, 1 miliardo e 600 milioni di musulmani e circa 14 milioni
di ebrei). I seguaci della “religione di Abramo” sono quindi
ancora maggioranza nel mondo e sebbene la loro influenza sia ancora
molto elevata, nazioni come Cina ed India stanno rapidamente
crescendo sia demograficamente che economicamente. Considerando la
tendenza verso una popolazione globale di circa 9 miliardi di persone
nel 2100, dobbiamo chiederci a quale religione esse apparterranno, o
se eventualmente non saranno in maggioranza gli a-religiosi e
prevedere la quota di influenza e di potere degli attori nello
scenario politico ed economico mondiale. I cinesi , ad esempio, dopo
70 anni di comunismo maoista sono formalmente atei ma il governo di
Pechino sta velatamente favorendo un ritorno alle forme di
religiosità proprie della tradizione cinese ed asiatica in generale,
in particolar modo verso il confucianesimo mentre combatte i
musulmani nello Xinjang e mette al bando il Cattolicesimo Romano.
L’india, poi, è una Nazione formalmente laica ma con forti
venature di religiosità induista (il cui culto è politeista) e
fondata su un sistema di caste che fa fatica a scomparire. In tutta
l’Asia meridionale è ancora forte la presenza del Buddismo come in
Thailandia, Vietnam, Myanmar ed in parte Giappone (in cui però la
componente religiosa principale è lo scintoismo). Sebbene non siamo
portati a pensare alle religioni orientali quali portatrici di valori
razzisti, è in realtà vero il contrario ed in alcuni paesi, come
l'India o i paesi buddisti, tale peso si esprime nelle maggioranze
politiche nazionaliste al governo. Il grande “serbatoio di fedeli”
per la Chiesa Cattolica resta ancora l'America Latina, meta di
numerosi viaggi di tutti i papi negli ultimi 30 anni. L'Africa è
invece ancora terra di scontro fra religioni, sebbene a guardar bene
si scorgano le lotte per le materie prime ed antiche rivalità
tribali. Perché un fattore come la Religione, o la religiosità, che
molti in Europa ed in Italia ritengono una “barbarie del passato”
dovrebbe far parte degli strumenti o dei fini della geopolitica? Il
fenomeno del “ritorno del sacro” è stato largamente indagato in
questi ultimi anni. Alcuni autori come Huntington ne hanno fatto il
motivo scatenante delle rivoluzioni nell'est europeo o dell'elezione
del “cristiano rinato” George Bush in America. Per non menzionare
lo Scontro di Civiltà che da questo ritorno del sacro è alimentato.
In ultima istanza, i valori di fondo della società nazionale in cui
viviamo determinano le possibilità politiche, sociali ed economiche
di quella società e quindi le nostre. Nelle nazioni occidentali,
cristiane , politica e religione sono separate ed è libera la stessa
scelta religiosa. Fondamentalmente è garantita la libertà
individuale e la libera attività economica. Non è così in molti
paesi musulmani in cui non vi sono al momento partiti politici che
non abbiano una propria connotazione religiosa e nei quali le libertà
personali non siano in qualche modo limitate. Se prendiamo l'esempio
cinese, poi, la pratica religiosa è sottoposta all'approvazione da
parte della politica così come la stessa libertà del cittadino è
funzione delle esigenze dello Stato. In india, un sistema
politicamente democratico convive con un sistema sociale di caste, e
con una forte distinzione di genere, in virtù del fatto che
dall'indipendenza in poi ha sempre governato un partito che si
rifaceva alla tradizione Indù. In definitiva non esiste uno stato
totalmente laico, poiché in Francia sono laiche le istituzioni ma
non lo è la società più ampia e anche nei “laicissimi” Stati
Uniti il Presidente giura sulla Bibbia durante la cerimonia di
insediamento. Un altro motivo è che la geopolitica si avvale di
tutte le discipline, sociologia, economia, strategia (e quindi anche
teologia, se necessario), per interpretare la distribuzione della
politica spazialmente. Essa inoltre indaga i motivi per cui alcuni
scenari, attualmente, siano caratterizzati da una predominanza del
fattore culturale (insieme a quello economico) quale “driver”
delle alleanze internazionali. Al momento deve indagare uno scenario
internazionale che è in ultima analisi causato da motivazioni
riconducibili a conflitti religiosi che si riverberano nella vita
delle società europee. La crisi politica europea e la contemporanea
crisi siriana, infatti, si manifestano nelle nazioni europee sotto
forma di masse di migranti politici ed economici alle frontiere. Il
fenomeno migratorio in atto dalla sponda sud, di natura primariamente
musulmana, richiama alla mente le invasioni del XVI secolo e
costringe le società europee a ripensare il modello di integrazione
e di accoglienza dato per scontato negli anni scorsi ma in forte
crisi negli ultimi due anni7.
Quando la polvere sulle macerie del nuovo medioriente si sarà
posata, molti di quei “migranti” torneranno nelle loro rispettive
nazioni mentre altri, se vorranno e potranno, resteranno in Europa.
Da quel momento in poi si creerà un ricordo di quanto avvenuto, ed
un giudizio verrà dato da tutti coloro i quali stanno vivendo questa
tragedia. In quel momento persone e governi si ricorderanno con
gratitudine delle parole e delle azioni di misericordia del Papa
cristiano, successore del Profeta Gesù , venerato dall'Islam? In
quel momento dovranno rivalutare le parole e le azioni dei sedicenti
califfi e degli autoproclamati Imam che, interpretando in maniera
errata il Corano hanno provocato la distruzione di intere Nazioni? In
quel momento, persone e governi, faranno la loro scelta su quale
modello di religiosità sia più consona allo stile di vita che hanno
scelto di seguire. In quel momento le parole e le immagini di questi
primi mesi del 2016 ci sembreranno più chiare e chiarificatrici. La
Chiesa, lo sanno tutti, ha tempi lunghi.
1Rouhani
,al termine dell'incontro con il Papa, ha affermato: "La
chiesa, la sinagoga e la moschea devono stare una accanto all'altra.
Anzi, dobbiamo preservare prima la chiesa, poi la sinagoga, poi la
moschea. Questa è la cultura della tolleranza che ci insegna il
Corano". In
http://www.repubblica.it/vaticano/2016/01/26/news/iran_rouhani_in_vaticano_corano_invita_a_difendere_chiese_e_sinagoghe-132065835/?refresh_ce
2“E
nel dialogo ebraico-cristiano - ha sottolineato il Pontefice - c'è
un legame unico e peculiare, in virtù delle radici ebraiche del
cristianesimo: ebrei e cristiani devono dunque sentirsi fratelli,
uniti dallo stesso Dio e da un ricco patrimonio spirituale comune”
in
http://www.huffingtonpost.it/2016/01/17/papa-francesco-sinagoga-roma_n_9003064.html
3http://formiche.net/2016/01/03/che-cosa-prevede-laccordo-tra-santa-sede-e-stato-di-palestina/
4I
copti in Egitto costituiscono la più grande comunità cristiana del
Medioriente, nonché la più grande minoranza religiosa della
regione, Essendo una minoranza, i copti sono vittime di una
significativa discriminazione nell'Egitto moderno e degli attacchi
di gruppi islamici estremisti. In
https://it.wikipedia.org/wiki/Copti
5http://it.radiovaticana.va/news/2016/01/25/a_lund_la_commemorazione_ecumenica/1203516
6http://www.economist.com/blogs/erasmus/2016/01/shias-catholics-and-protestants
7I
movimenti nazionalisti al governo o in crescita in tutte le nazioni
est europee sono fortemente anti-migranti e in alcuni casi anche
fortemente cristiani (come in Polonia ed Ungheria)