Perchè Ordine e Progresso?

Il Blog prende il nome dal motto inscritto sulla bandiera del Brasile e mutuato da un'aforisma di Auguste Comte.
Questi, uno dei padri della Sociologia, era una convinto positivista, il che nel 1896 lo rendeva anche un progressista.
L'importante è , come infatti Comte mette al primo punto, che l'Amore sia sempre il principio cardine dell'Agire.


L'Amore per principio e l'Ordine per fondamento;il Progresso per fine

Auguste Comte ,1896

martedì 8 dicembre 2020

Sparagli ancora, Sam

 



Negli ultimi mesi, l'Iran è stato colpito dall'assassinio di due figure emblematiche: il Generale Soleimaini e lo Scienziato Nucleare Fakhrizadeh-Mahabadi. Sono notizie geopoliticamente rilevanti ma lasciano fredda l'opinione pubblica. In fondo, perchè noi europei dovremmo curarci dell'Iran? La storia è lunga, ma l'Italia vi ha rapporti economici da 70 anni tramite l'ENI e altre grandi imprese, la Francia è la nazione che ha ospitato Khomeini durante il suo esilio fino al '78, la Germania ha rapporti che datano sin dagli anni '20, e tutti sono interessati ai suoi immensi giacimenti di gas, vero motore dei prossimi anni. L'Iran è un osso duro, ha una storia di 5000 anni e un esercito ben equipaggiato. E' spalleggiato dalla Russia e dalla Cina, paese che ne importa la quasi totalità dei prodotti petroliferi. L'Iran è presente, per procura e direttamente, in Siria, Libano e Palestina. Ha accordi militari di vario grado anche con Turchia, India, e Pakistan. Ma non vi sono solo conflitti. L'interscambio commerciale nella sua area è in crescita, sebbene le sanzioni americane restringano parecchio il campo alle sue esportazioni. Da anni è impegnato in un duro confronto sul suo programma nucleare ed è obiettivo militare dichiarato di USA e Israele. E' una guerra dichiarata dai fatti, non sulla carta: non è infatti possibile uno scontro militare diretto tra i rispettivi eserciti, senza causare danni immensi a tutta l'area mediorientale e, di riflesso, a mezzo mondo. Da 40 anni verso l'Iran è stata quindi dichiarata una guerra fatta di sanzioni, attentati, terrorismo interno, rivolte colorate, sabotaggi e omicidi mirati. Ciò a cui ci stiamo abituando è che si possa colpire una Nazione sul suo territorio, o ucciderne un Generale in un attentato, e che ciò possa venir percepito come giusto in senso assoluto. Una qualsiasi rappresaglia scatena invece una vocale riprovazione generale. Siamo a volte ostaggi della nostra stessa propaganda, ma incoerenti rispetto ai nostri Valori tanto che non tentennerremmo, se fossimo noi i destinatari di quegli attacchi mirati, nel dichiarare realmente una guerra. Dovremmo ricordarci che "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te", è la regola aurea fondamento dell'etica di ogni cultura e che vale per tutti solo se vale con tutti. Sono certo che valga anche con gli iraniani.

domenica 6 dicembre 2020

Onda su Onda,

 



In tutto il mondo è ormai in corso da mesi la cosiddetta seconda ondata della pandemia, con il suo corollario di misure di emergenza, divieti e chiusure. Sebbene l'economia finanziaria non ne sembri toccata, quella reale, fatta di negozi ed attività produttive, sta soffrendo enormemente. I tanto agognati vaccini sembrerebbero ormai pronti a tempo di record e, se saranno realmente efficaci, questo triste periodo potrebbe vedere la fine entro la metà del prossimo anno. O almeno così si spera. Nascosto dietro l'angolo, pronto a colpire non appena avremo finito di festeggiare il ritorno alla normalità sanitaria, c'è però un pericolo che possiamo solo intravvedere: l'assenza di ripresa economica se non una decisa recessione. Tutte le nazioni hanno intrapreso programmi di stimolo monetario fondato su un forte aumento del debito pubblico, per dare sostegno alle tante attività in crisi, ma è certo che dopo un anno in cui gli introiti saranno stati appena il 30% rispetto all'anno precedente, molte imprese saranno costrette a chiudere. Quelle che riusciranno a mantenersi attive, subiranno forti perdite, eventualmente incrementando la quota di crediti inesigibili, o incagliati, in mano a molte banche. Queste ultime sono già alle prese con i postumi mai smaltiti della crisi del 2008 e con tassi reali negativi, che vanno ad erodere i loro margini di profitto. Meno margini significa poter disporre di meno capitale da poter impiegare nel credito ( le regole dettate dalla normativa Basilea 3, impongono di mantenere un'elevata quota di capitale a riserva per cautelarsi contro rischi di insolvenza), portando la situazione ad avvitarsi su sè stessa. Per quanto tempo, poi, gli Stati potranno continuare a mantenere debiti pubblici ben oltre il 100% (L'italia, entrata nella pandemia con il 143% di debito si stima ne uscirà con il 170%) senza far ricorso a tagli del welfare o all'aumento delle tasse? Se la base imponibile di ogni nazione si restringe a causa dell'assenza di reddito di larghe fasce di popolazione, queste tasse si riverserebbero su quella fascia, sempre più esigua, che ancora percepisce un reddito, portandola verosimilmente ad una contrazione delle spese. Nel frattempo, i miliardari globali continuano ad aumentare la propria ricchezza e nulla pare in grado di portare il dibattito pubblico ad orientarsi verso un aumento di tassazione a loro carico e ad un riequilibrio fiscale. Le società vedono aprirsi sempre più il divario tra il ceto più ricco e quello più povero, con un brusco assottigliarsi della classe media, il blocco sociale su cui storicamente si fondano le democrazie occidentali. Finita la pandemia, saremo in grado di trovare un vaccino alla deriva oligarchica intrapresa da molte società nel mondo? E' ora di iniziare a pensarci.