30 anni fa , anno più anno meno ,in una calda giornata d'estate si dissolveva l'Unione Sovietica.
Oltre Settant'anni di rivalità tra due blocchi che erano diversi in tutto ed in tutto contrapposti terminava e lasciava un solo sistema di valori vincitore sul campo:il modello occidentale.
Capitalista,progressista,per lo più cristiano e democratico; abbiamo vissuto in questo sistema per molta parte della nostra vita ormai, e le generazioni che definiamo "giovani" non hanno conosciuto che questo.
In questi trent'anni quasi ogni indicatore è cresciuto,perché indipendentemente dai crolli di borsa o dalle crisi economiche , oggi stiamo meglio in tutti gli ambiti della nostra vita.L'aspettativa di vita si sta alzando a livello globale, mangiamo di più, anzi troppo, vi sono più automobili e le nostre case sono piene di apparecchi elettronici che trent'anni fa ,ma anche solo dieci, non esistevano o erano agli albori.
Va tutto bene allora? No di certo.
Quella che stiamo vivendo e che definiamo "crisi" nei discorsi quotidiani è in realtà l'ultima fase di un processo cominciato quasi trent'anni fa, con la firma del trattato di Maastricht (1992).In quel momento non nasceva solo l'Euro ed attraverso esso l'Europa ,ma prendeva forma un assetto del potere globale diverso da tutti quelli precedenti.Ora tre dei componenti del G7, il club dei grandi paesi, organo non ufficiale ma diventato nel tempo sempre più abituale quale consesso internazionale, hanno la stessa moneta e la stessa bandiera, quella europea.
E' quasi un G6.
Quella moneta è oggi la moneta più forte, e compete ogni giorno con il dollaro per divenire moneta di riserva.Quello che abbiamo di fronte, in televisione, ogni giorno, è il resoconto dettagliato, quasi una telecronaca sportiva, di un'altra svolta della Storia come quella avvenuta trent'anni fa.
L'era del Dollaro,la moneta più moneta delle altre,sta giungendo a conclusione e gli americani dovranno saper fare di necessità virtù per poter mantenere in piedi un sistema per nulla attento alle differenze sociali,alle ineguaglianze,alla compassione.
Se l'Europa invece riuscirà a salvarsi dagli attacchi internazionali e dalle spinte centrifughe, che sembrano ogni giorno di più effetti delle forze di reazione a questo cambiamento, guadagnerà probabilmente il suo diritto al monetarismo espansivo, se lo vorrà usare.
Oppure potrà essere l'azionista di maggioranza di un paniere di valute mondiali affidabili finanziariamente e contagiare con il suo sistema di regole anche gli altri sistemi economici.
Perché questa digressione economica? Perché ridurre più di quattro lustri di Storia ad una mera operazione finanziaria?
La fine dell'URSS ha messo fine ad una alternativa che era Sociale,Politica ed Economica insieme.
Gli ideali che si stavano spegnendo,quelli del Socialismo e del Comunismo, avevano orientato l'azione degli Uomini per centocinquant'anni. Valori,abitudini, comportamenti e logiche che avevano dettato gli orientamenti di tante persone, ad un tratto non servivano più, anzi divenivano disfunzionali.
Quelle dottrine avevano impedito al capitalismo ultra liberale degli anni venti di divenire un Moloch planetario imponendo però al mondo un freno alle possibilità espressive dell'umanità;in un piano quinquennale c'è davvero pochissimo spazio per i colpi di genio e le virate gestionali a cui ci hanno abituato persone come Elon Musk o lo scomparso Steve Jobs.
In Europa, Italia a parte,i principali partiti comunisti sono svaniti entro pochi anni dalla fine dell'URSS e ciò ha lasciato spazio ad un'unica ottica, un'unica, possibile, ottica per tutti i sistemi politici. La presa dei concetti propri della sinistra in tutti i paesi si è affievolita ed il mercatismo è divenuto padrone della scena politica.
Tutto per il mercato, tutto attraverso il mercato.
Il liberismo di stampo anglosassone fatto di Stato ridotto al minimo e mercati liberalizzati è diventato presto l'unico fine di tutti i sistemi politici occidentali ormai liberi dalle dicotomie Mercato/Comunità, Capitalismo/Economia Pianificata imposte dall'ingombrante presenza ideologica di Mosca.
In questa situazione la Politica si è trovata a dover svolgere esclusivamente un opera di amministrazione e risoluzione delle istanze portate dal Mercato.
La Società, in questo processo, si è dovuta adattare.
Le privatizzazioni, le liberalizzazioni di interi comparti economici,la spinta decisa sulla competizione e sull'export,determinano infatti un clima nuovo e nuovi rapporti sociali.
L'ottica cliente-fornitore diviene abituale ,una forma mentis necessaria ad interpretare i nuovi fenomeni sociali.
Facciamo un esempio:
Se una grande azienda ,prima di proprietà dello Stato viene venduta in una fase di privatizzazioni,a grandi fondi transnazionali che mirano al massimo profitto ,potremo immaginare che questi spezzetteranno la società,chiuderanno i reparti improduttivi,estrometteranno personale delocalizzando alcune linee e terziarizzando lavorazioni interne tramite lo spin-off di rami d'azienda che andranno a formare nuove, piccole e medie imprese.
Nel giro di pochissimi anni,la realtà sociale dei cittadini lavoratori di quell'azienda cambia radicalmente;ora sono parte di un processo economico, prima tutto interno all'azienda , che è anche in parte esterno e coinvolge altri operatori economici.Il rapporto con il lavoro si modifica e con esso lo stile di vita.
E' l'intera società che ormai vive in un'ottica di interdipendenza funzionale sempre più stretta e complessa.
In questi trent'anni sono cambiati gli imperativi che guidano le nostre azioni,le nostre chiavi interpretative,le nostre aspettative.Siamo cambiati noi.
L'ottica è sempre più di breve periodo ,nuove necessità nascono da stimoli sempre più intensi.
Le mode si succedono sempre più rapide e influenzano sempre più le abitudini.L'esistenza è divenuta quotidianità.
Manca un fine.
La crisi economica nella misura in cui l'economia si è sostituita alla politica come mezzo per la realizzazione delle nostre aspirazioni è anche crisi esistenziale.
Ma l'economia non ha altri fini che la continuazione di se stessa,non può proporre traguardi ideali che possano portare un individuo a crearsi un orizzonte d'azione che non sia meramente lavorativo.
Più lavori più guadagni.
Più lavori,meno tempo hai per tutto il resto.
La politica invece ha uno spettro più ampio,coinvolge molteplici aspetti dell'intera nostra vita,deve avere un orizzonte stabile per fornire una cornice anch'essa stabile all'esistenza degli individui.
Nascere,Crescere,avere dei figli,morire dignitosamente non sono fini ultimi dell'economia, sia essa industriale o finanziaria, ma devono esserlo per la Politica che è fatta dagli uomini per gli uomini e non dai numeri per il profitto.
Se lasciamo che la politica sia indotta nelle sue scelte solamente da principi di natura economica senza che siano chiari i fini socialmente espressi ed i valori che supporteranno l'azione,allora avremo vinto la battaglia contro i Piani Quinquennali per perdere la guerra contro le Relazioni Trimestrali.
Oltre Settant'anni di rivalità tra due blocchi che erano diversi in tutto ed in tutto contrapposti terminava e lasciava un solo sistema di valori vincitore sul campo:il modello occidentale.
Capitalista,progressista,per lo più cristiano e democratico; abbiamo vissuto in questo sistema per molta parte della nostra vita ormai, e le generazioni che definiamo "giovani" non hanno conosciuto che questo.
In questi trent'anni quasi ogni indicatore è cresciuto,perché indipendentemente dai crolli di borsa o dalle crisi economiche , oggi stiamo meglio in tutti gli ambiti della nostra vita.L'aspettativa di vita si sta alzando a livello globale, mangiamo di più, anzi troppo, vi sono più automobili e le nostre case sono piene di apparecchi elettronici che trent'anni fa ,ma anche solo dieci, non esistevano o erano agli albori.
Va tutto bene allora? No di certo.
Quella che stiamo vivendo e che definiamo "crisi" nei discorsi quotidiani è in realtà l'ultima fase di un processo cominciato quasi trent'anni fa, con la firma del trattato di Maastricht (1992).In quel momento non nasceva solo l'Euro ed attraverso esso l'Europa ,ma prendeva forma un assetto del potere globale diverso da tutti quelli precedenti.Ora tre dei componenti del G7, il club dei grandi paesi, organo non ufficiale ma diventato nel tempo sempre più abituale quale consesso internazionale, hanno la stessa moneta e la stessa bandiera, quella europea.
E' quasi un G6.
Quella moneta è oggi la moneta più forte, e compete ogni giorno con il dollaro per divenire moneta di riserva.Quello che abbiamo di fronte, in televisione, ogni giorno, è il resoconto dettagliato, quasi una telecronaca sportiva, di un'altra svolta della Storia come quella avvenuta trent'anni fa.
L'era del Dollaro,la moneta più moneta delle altre,sta giungendo a conclusione e gli americani dovranno saper fare di necessità virtù per poter mantenere in piedi un sistema per nulla attento alle differenze sociali,alle ineguaglianze,alla compassione.
Se l'Europa invece riuscirà a salvarsi dagli attacchi internazionali e dalle spinte centrifughe, che sembrano ogni giorno di più effetti delle forze di reazione a questo cambiamento, guadagnerà probabilmente il suo diritto al monetarismo espansivo, se lo vorrà usare.
Oppure potrà essere l'azionista di maggioranza di un paniere di valute mondiali affidabili finanziariamente e contagiare con il suo sistema di regole anche gli altri sistemi economici.
Perché questa digressione economica? Perché ridurre più di quattro lustri di Storia ad una mera operazione finanziaria?
La fine dell'URSS ha messo fine ad una alternativa che era Sociale,Politica ed Economica insieme.
Gli ideali che si stavano spegnendo,quelli del Socialismo e del Comunismo, avevano orientato l'azione degli Uomini per centocinquant'anni. Valori,abitudini, comportamenti e logiche che avevano dettato gli orientamenti di tante persone, ad un tratto non servivano più, anzi divenivano disfunzionali.
Quelle dottrine avevano impedito al capitalismo ultra liberale degli anni venti di divenire un Moloch planetario imponendo però al mondo un freno alle possibilità espressive dell'umanità;in un piano quinquennale c'è davvero pochissimo spazio per i colpi di genio e le virate gestionali a cui ci hanno abituato persone come Elon Musk o lo scomparso Steve Jobs.
In Europa, Italia a parte,i principali partiti comunisti sono svaniti entro pochi anni dalla fine dell'URSS e ciò ha lasciato spazio ad un'unica ottica, un'unica, possibile, ottica per tutti i sistemi politici. La presa dei concetti propri della sinistra in tutti i paesi si è affievolita ed il mercatismo è divenuto padrone della scena politica.
Tutto per il mercato, tutto attraverso il mercato.
Il liberismo di stampo anglosassone fatto di Stato ridotto al minimo e mercati liberalizzati è diventato presto l'unico fine di tutti i sistemi politici occidentali ormai liberi dalle dicotomie Mercato/Comunità, Capitalismo/Economia Pianificata imposte dall'ingombrante presenza ideologica di Mosca.
In questa situazione la Politica si è trovata a dover svolgere esclusivamente un opera di amministrazione e risoluzione delle istanze portate dal Mercato.
La Società, in questo processo, si è dovuta adattare.
Le privatizzazioni, le liberalizzazioni di interi comparti economici,la spinta decisa sulla competizione e sull'export,determinano infatti un clima nuovo e nuovi rapporti sociali.
L'ottica cliente-fornitore diviene abituale ,una forma mentis necessaria ad interpretare i nuovi fenomeni sociali.
Facciamo un esempio:
Se una grande azienda ,prima di proprietà dello Stato viene venduta in una fase di privatizzazioni,a grandi fondi transnazionali che mirano al massimo profitto ,potremo immaginare che questi spezzetteranno la società,chiuderanno i reparti improduttivi,estrometteranno personale delocalizzando alcune linee e terziarizzando lavorazioni interne tramite lo spin-off di rami d'azienda che andranno a formare nuove, piccole e medie imprese.
Nel giro di pochissimi anni,la realtà sociale dei cittadini lavoratori di quell'azienda cambia radicalmente;ora sono parte di un processo economico, prima tutto interno all'azienda , che è anche in parte esterno e coinvolge altri operatori economici.Il rapporto con il lavoro si modifica e con esso lo stile di vita.
E' l'intera società che ormai vive in un'ottica di interdipendenza funzionale sempre più stretta e complessa.
In questi trent'anni sono cambiati gli imperativi che guidano le nostre azioni,le nostre chiavi interpretative,le nostre aspettative.Siamo cambiati noi.
L'ottica è sempre più di breve periodo ,nuove necessità nascono da stimoli sempre più intensi.
Le mode si succedono sempre più rapide e influenzano sempre più le abitudini.L'esistenza è divenuta quotidianità.
Manca un fine.
La crisi economica nella misura in cui l'economia si è sostituita alla politica come mezzo per la realizzazione delle nostre aspirazioni è anche crisi esistenziale.
Ma l'economia non ha altri fini che la continuazione di se stessa,non può proporre traguardi ideali che possano portare un individuo a crearsi un orizzonte d'azione che non sia meramente lavorativo.
Più lavori più guadagni.
Più lavori,meno tempo hai per tutto il resto.
La politica invece ha uno spettro più ampio,coinvolge molteplici aspetti dell'intera nostra vita,deve avere un orizzonte stabile per fornire una cornice anch'essa stabile all'esistenza degli individui.
Nascere,Crescere,avere dei figli,morire dignitosamente non sono fini ultimi dell'economia, sia essa industriale o finanziaria, ma devono esserlo per la Politica che è fatta dagli uomini per gli uomini e non dai numeri per il profitto.
Se lasciamo che la politica sia indotta nelle sue scelte solamente da principi di natura economica senza che siano chiari i fini socialmente espressi ed i valori che supporteranno l'azione,allora avremo vinto la battaglia contro i Piani Quinquennali per perdere la guerra contro le Relazioni Trimestrali.
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