Perchè Ordine e Progresso?

Il Blog prende il nome dal motto inscritto sulla bandiera del Brasile e mutuato da un'aforisma di Auguste Comte.
Questi, uno dei padri della Sociologia, era una convinto positivista, il che nel 1896 lo rendeva anche un progressista.
L'importante è , come infatti Comte mette al primo punto, che l'Amore sia sempre il principio cardine dell'Agire.


L'Amore per principio e l'Ordine per fondamento;il Progresso per fine

Auguste Comte ,1896

martedì 15 giugno 2021

Harford Mackinder : Il Perno Geografico della Storia


La crescente competizione tecnologica per l'appropriazione degli spazi era chiara a Sir Harford Mackinder (1861 – 1947) quando nel 1904 nel discorso The Geographical pivot of History, sostenne che le potenze marittime fossero in declino su quelle continentali a causa proprio dell’avvento della ferrovia. Il geografo di sua Maestà sosteneva che si potesse individuare un area detta Heartland che sarebbe divenuta il centro del potere mondiale in quanto controllando questa era possibile controllare l'Isola Mondo, e quindi il globo. La Germania grazie alla ferrovia poteva accedere più rapidamente a quest'area e era quindi avvantaggiata nella corsa verso l'egemonia, rispetto alle sue concorrenti marittime. L'area dell'Heartland corrisponde, nella teoria di Mackinder, alla massa asiatica che va dal Pacifico all'Ungheria in direzione Est-Ovest e dal circolo polare artico all'Iran in direzione Nord Sud. Il controllo di quest'area garantiva il controllo della cosiddetta Isola Mondo, che comprende l'Europa e il Medio Oriente,determinando quindi il controllo dell'Africa e perciò del Mondo. Il pivot o perno geografico viene definito nel discorso del 1904 come :”[...].quella vasta area dell’Eurasia, inaccessibile alle navi ma percorsa nell’antichità da nomadi a cavallo, che oggi sta per essere ricoperta da una fitta rete di ferrovie [...]. In questo luogo, vi sono state e vi sono tuttora le condizioni per una mobilità della potenza militare e economica di vasta portata1.

Fig. 1- Il perno geografico secondo Mackinder




La potenza che a quel tempo occupava l'Heartland era la Russia sebbene fosse la Germania, in forte ascesa soprattutto militare, ad essere citata tra le righe. Preoccupazione di Mackinder era che queste due Potenze non si unissero più strettamente poiché ciò avrebbe permesso alla Russia di incunearsi nello spazio europeo e alterare progressivamente il rapporto di forze tra potenze marittime e terrestri. Ovviamente egli pensava che fosse dovere della potenza Britannica fare di tutto perché ciò non avvenisse.

Mackinder era al tempo non solo professore della Società Reale di Geografia, istituzione molto ascoltata dai decisori politici britannici, ma anche direttore della “London School of Economics”. Fondamentale nella sua teoria era l’enfasi sul carattere determinante del luogo e delle condizioni ambientali delle nazioni. Egli pensava che gli stati situati al margine delle masse continentali possedessero vantaggi intrinseci rispetto agli stati presenti sulla massa euroasiatica. Ciò era dovuto agli accessi marittimi e solo l’avvento delle ferrovie avrebbe potuto mettere in discussione tale predominio. Il mare infatti non prevedeva quei confini che le merci via terra dovevano attraversare, ma gli accordi interstatali per la costruzione di ferrovie stavano per rendere nuovamente concorrenziale la via terrestre al traffico merci. Mackinder usò le condizioni fisico-geografiche dei territori per prevedere il corso e le prospettive della politica mondiale. Il suo modello geopolitico di potere marittimo contrapposto a quello continentale era infatti pensato anche per le epoche future. Egli era di fatto un determinista seppure si proclamasse riluttante 2. La sua teoria, considerata nelle componenti fondamentali, ovvero i concetti di Heartland, pivot e la dicotomia potenze marittime/terrestri è fondamento della geopolitica detta “Continentalista” valida ancora oggi. Egli riconobbe che lo sviluppo dell'attività navale europea aveva creato le condizioni per un'inversione del rapporto storico tra Asia e Europa. Da sempre, infatti, quest'ultima si era sentita minacciata o era stata invasa dai popoli in arrivo da est e schiacciata dall'Oceano Atlantico ad Ovest. Grazie al dominio sulle terre scoperte dopo il 1492 essa era finalmente riuscita nell'impresa di circondare la prima e costringerla alla difensiva 3. ” [...].l'effetto politico più ampio fu di capovolgere le relazioni dell'Europa e dell'Asia, in quanto fino al Medio Evo l'Europa si trovava ingabbiata tra un impenetrabile deserto a sud, uno sconosciuto oceano ad ovest, distese ghiacciate o coperte di fredde foreste a nord e nord-est. Ad est e sud-est era costantemente minacciata dalla superiore mobilità di cavalieri e cammellieri, ma ora essa emerge nel Mondo, moltiplicando più di trenta volte la superficie del mare e terre costiere alla quale ha accesso, e avvolgendo con la sua influenza la potenza terrestre Euroasiatica e minacciandone perciò la sua stessa esistenza. [...]” 4. La Prima Guerra Mondiale aveva stabilito la netta supremazia delle forze marittime su quelle terrestri. Mackinder rilevava tuttavia ancora dei pericoli in questa situazione in quanto il controllo europeo dell'Heartland non si era realizzato e le relazioni tra slavi e tedeschi creavano un'area di possibile contatto/conflitto foriera di nuove problematiche. In Democratic Ideals and Reality del 1919 Mackinder indicò l’Europa centrale come nuovo ago della bilancia del potere mondiale. Il libro venne scritto nei giorni degli accordi di pace di Versailles e del ridisegno dell'assetto europeo. Il suo celebre motto cambiò e divenne: ”Chi controlla l'Europa dell'Est, comanda l'Heartland, chi comanda l'Heartland comanda l'isola mondo, chi comanda l'Isola Mondo comanda il Mondo” 5. Mackinder infatti era convinto che che se la Germania nel '14 avesse rivolto tutta la sua forza verso la Russia, restando sulla difensiva sul fronte francese, avrebbe conquistato l'Heartland e quindi il dominio sul continente6. Egli inquadrò come Potenze dell'Est sia la Germania che l'Impero Asburgico e individuò come perno un'area di mezzo tra Russia e Europa che si dispiegava dal Mar Baltico all'Adriatico, ovvero quasi esattamente quella che un giorno sarebbe stata occupata dalla “Cortina di Ferro”. Quello spazio geografico tra l'Europa e la Russia doveva separare le due potenze e contemporaneamente impedire una rinascita tedesca. La risoluzione della questione tra tedeschi e slavi era per Mackinder, prerequisito essenziale per una pace duratura, cui andava aggiunto un adeguato ridimensionamento del territorio tedesco. Era inoltre necessario che non si creasse uno spazio economico per la Germania in quell'area poiché la forza economica tedesca vi si sarebbe subito imposta a scapito delle potenze marittime e quindi della pace. Nonostante la crescita della Germania, la Russia rimaneva la principale opponente della Superpotenza Britannica nel “Great Game” euroasiatico. La Russia, sovietica da due anni, restava in cima alle preoccupazioni di Mackinder in quanto ora capace di propagare la sua forza sulle ali della rivoluzione e della lotta di classe grazie all'ideologia marxista-leninista. La sua opposizione al comunismo era netta e forte era il suo supporto alla nascente Lega delle nazioni, istituzione capace di diffondere la democrazia e il liberalismo nel mondo7. Riconosceva però nella propaganda marxista un'arma potente in mano alla Russia in quanto capace di travalicare le frontiere e portare anche in occidente quello spirito della Rivoluzione che poteva minare dall'interno le democrazie europee.




Fig.2 “La vera Europa” secondo Mackinder


Egli diede molta importanza alla distribuzione dei continenti e degli oceani anziché alle caratteristiche razziali o climatiche affermando una sorta di “determinismo spaziale” 8. La caratteristica cruciale della sua geografia politica fu quella di far coesistere due aspetti dell’impero britannico in contrasto fra loro: l'essere impero dei commerci guidato dalla sola potenza marittima inglese e il suo contemporaneo aspetto transnazionale e multirazziale, fondato su una gerarchia razziale e sociale. Mackinder descrisse questa unità su base geografica, e marittima in particolare, potendo così aggirare la necessità di descrivere l’impero come una comunità di destino, posizione insostenibile poiché non vi era alla base nulla di comune che potesse tenere insieme popoli e culture tanto diversi tra loro 9. Ma in fondo Mackinder considerava l’impero come un mezzo per mantenere le basi economiche della Gran Bretagna attraverso il potere militare, al fine di assicurare la sopravvivenza nazionale. Il modello immaginato da Mackinder può essere considerato valido ancora oggi. Le idee di Mackinder, e in particolare il suo concetto di perno e la sua suddivisione del mondo in tellurocrazie e talassocrazie, portano l'analisi geopolitica fuori dall'ambito della Storia, in un ambito di determinismo geografico: la geografia vince sulla Storia10 .


NOTE:


1 H. Mackinder,The Geographical Pivot of History in The Geopolitical Reader

a cura di Gearóid Ó Tuathail, Simon Dalby,Paul Routledge, Routledge, New York 1998, p. 30.

2 Harford Mackinder,The Geographical Pivot of History in The Geopolitical Reader

a cura di Gearóid Ó Tuathail, Simon Dalby,Paul Routledge,Routledge,New York, 1998,p. 30

3 Ivi

4 Ibidem, p.29

5 H. Mackinder, Democratic Ideals and Reality, National Defence University Press 1996, p.106.

6 Ivi

7 Ibidem, p.144.

8 Ibidem p. 90.

9Ibidem p. 91.

10Ibidem p. 90.

lunedì 14 giugno 2021

NATO contro Godzilla.



Durante il vertice NATO in Cornovaglia del 13 e 14 Giugno, Joe Biden ha affermato che “ la democrazia è in gara con le autocrazie del mondo”. Gli ha fatto eco un po' tutta la nomenclatura europea a partire da Draghi che non solo ha ribadito la collocazione euroatlantica dell'Italia, ponendo così un freno alle sirene di Pechino, ma ha affermato che bisogna «essere pronti ad affrontare tutti coloro che non condividono i nostri stessi valori e il nostro attaccamento all'ordine internazionale basato sulle regole e sono una minaccia per le nostre democrazie».


Nel novero ricadono Russia, Cina, forse la Turchia e sullo sfondo, l'Iran.  Il 16 Giugno Biden vedrà Putin, al quale ha chiesto un incontro, dopo averlo peraltro definito un "killer" in un'intervista tv. L'affermazione iniziale del Presidente americano sembra quindi apparire come un' agitare la propria bandiera per galvanizzare le proprie truppe, prima di andare a discutere con il Nemico. Da parte sua, il Presidente russo ha rilasciato una pacata intervista alla televisione americana, cercando di controbilanciare la presenza mediatica di Biden.


Si arriva a questo summit in un clima da Redde Rationem, aizzato da accuse di cyber spionaggio, estorsione, hackeraggio e molti altri crimini informatici, oltre a quelle relative ai diritti degli oppositori politici in Russia, passando dal supporto all'Ucraina nella contesa sulla Crimea. Con i cinesi è guerra commerciale aperta, dal veto sui contratti a Huawei, ZTC e altri produttori tecnologici cinesi, alla contesa sugli stretti e le isole dei mari a sud della Cina continentale. Potremmo continuare oltre , ma il


quadro che va delineandosi sembra quello di una nuova separazione Est-Ovest, con il blocco Russo-Cinese a sostituire l'URSS. Se è così, il presidente americano va in Europa a ribadire che l'area è nella sua sfera di influenza e che il legame militare della NATO impedire più stretti rapporti economici tra l'Europa e il nuovo blocco.


Non è una tesi nuova: già Charles Kupchan in un libro del 2014, The geopolitical implications of TTIP, affermava che i rapporti economici, seppur più stretti, tra USA ed EU, non possono rappresentare l’unico legame tra le due sponde dell’atlantico. L’occidente deve mantenere intatta la sua deterrenza militare e gestire unitariamente le sfide geopolitiche e strategiche della nuova era1. Kupchan afferma che “la lunga corsa dell’egemonia materiale ed ideologica dell’occidente è arrivata alla fine”2 e che perfino due democrazie liberali come India e Brasile non hanno ancora scelto se allinearsi con l’Occidente o meno3. Ciò è sicuramente dovuto alla crescente quota di potere che, a livello internazionale, la globalizzazione ha trasferito dai paesi occidentali a quelli in via di sviluppo. Inoltre, sempre nell’interpretazione di Kupchan, l’occidente sta subendo le conseguenze della crisi economica (si parla di quella del 2008) anche a livello interno con la conseguente perdita di prestigio del modello occidentale nei confronti di altri modelli dirigisti o statalisti come nei casi russo o cinese. Kupchan ricorda come la fine della guerra fredda e la previsione di Fukuyama circa “la fine della Storia” abbia illuso molti sul fatto che progressivamente tutte le altre nazioni avrebbero abbracciato il modello liberale occidentale, integrandovisi4. La crisi politica negli USA, quella economica in EU e i successi del modello di capitalismo di stato cinese stanno sempre più creando un panorama nuovo. Kupchan rileva perciò la nascita di “versioni multiple della modernità in competizione tra loro nel mercato delle idee”5.


In occidente, la crisi economica ha anche portato con sé una diminuzione di attivismo verso l’estero ( in particolar modo in campo militare) e una richiesta da parte dell’opinione pubblica americana, di prestare più attenzioni alle questioni interne (come disoccupazione, servizi pubblici e infrastrutture) più che abbandonarsi a un continuo avventurismo in paesi lontani. Potrebbero essere segnali di una tendenza all'isolazionismo dell'opinione pubblica americana, già confusa sul ruolo della NATO dopo la fine dell'URSS. Sino ad oggi la pax americana si è potuta mantenere grazie alla capacità di Stati Uniti (e in maniera ridotta, dell’Europa) di fornire beni pubblici come l’equilibrio internazionale, la garanzia sull’apertura del commercio internazionale e della sua sicurezza, l'esistenza di mercati finanziari accessibili e mercati di consumatori benestanti.


Kupchan rileva come questi presupposti, nati con la fine della seconda guerra mondiale, non siano più validi. Per rivitalizzare l’occidente è necessario primariamente risollevarsi dalla crisi economica in atto dal 2008, (e a maggior ragione da quella creata dalla Pandemia, aggiungo io).In Usa ed Europa la classe media, fondamento delle democrazie liberali, si sta restringendo mentre aumentano le diseguaglianze di reddito tra i pochi miliardari e gli altri (il cosiddetto 99%). La disoccupazione giovanile, che cresce in tutta Europa, e la contemporanea crisi demografica, che rende la popolazione delle nazioni occidentali sempre più anziane, sono un problema di cui occuparsi subito. Europa e Stati Uniti, quindi, devono porsi l’obiettivo di riuscire a riportare lavoro e crescita in anche e soprattutto per rivitalizzare il modello politico liberale su cui esse si fondano insidiato da nuove forme di populismo e massimalismo6.


Gli ultimi 25 anni hanno visto la realizzazione di un sistema finanziario-industriale altamente integrato che permette ai grandi capitali finanziari di fluttuare da un circuito economico ad un altro, dalle obbligazioni statali alle borse valori, dai futures sulle merci a quelli sul petrolio in maniera pressoché immediata. Tutto ciò crea un ambiente nuovo su cui agire e permette a quei capitali di divenire una leva per influenzare nelle loro decisioni le nazioni in cui quei capitali si riversano. Quei capitali finanziano, ad esempio, la costruzione di condutture per il petrolio o per il gas che corrono attraverso diverse nazioni dal luogo di estrazione al mercato di utilizzo finale.


Pensiamo in primis al gasdotto North Stream 2, tra Russia e Germania, oggetto di tensioni diplomatiche tra quest'ultima e gli Stati Uniti. Inutile dire che queste infrastrutture creano legami geopolitici e sono oggetto di geopolitica dalla fase della loro ideazione fino alla loro realizzazione e messa in opera. Consideriamo poi i traffici commerciali su terra e via mare, che sono sviluppati come mai lo erano stati in precedenza. Le rotte commerciali che si dispiegano su tutti i mari hanno bisogno di una rete di sicurezza che impedisca loro di essere interrotte da guerre o pirateria. Questo viene garantito da un controllo internazionale sui punti nodali dei traffici come Suez, Malacca, Aden e il Mar Rosso o le coste sud dello Sri Lanka, controllo che è esercitato dalla marina americana e che vede la Cina solo parzialmente coinvolta, da cui la disputa sul Mare Cinese Meridionale. Anche qui il controllo delle linee commerciali è oggetto di geopolitica prova ne è, ad esempio, la fitta attività cinese per dotarsi di punti attracco e attraversamento alternativi al controllo americano come il porto di Gwadar in Pakistan o le trattative con la Thailandia per la realizzazione di un canale artificiale presso Kra che permetta di aggirare completamente Singapore e Malacca.


Che dire poi del sistema di produzione globalizzato che permette ad un prodotto ideato negli Stati Uniti di essere realizzato in Cina o in Vietnam per essere poi recapitato via mare ad un acquirente europeo? Quanto la geopolitica entra nelle considerazioni degli investitori internazionali per determinare la locazione di uno stabilimento o l'apertura di un nuovo mercato per loro prodotti? Non è certo materia di questo breve saggio, sviscerare completamente i rapporti che attraversano il sistema economico internazionale, ma è necessario chiarire che l'ambito geografico del termine geopolitica è attualmente solo in parte connotato da caratteristiche fisiche e lo è sempre più per via di elementi immateriali come gli scambi finanziari o il commercio elettronico. Si moltiplicano perciò gli ambiti in cui possono avvenire fatti geopolitici per cui si amplia la base sulla quale le teorie geopolitiche possono svilupparsi e mutare nei loro mezzi, se non nei loro fini.


Sebbene la conflittualità internazionale sia stata fino a 25 anni fa governata da considerazioni politiche e ideologiche, le guerre attuali sono prevalentemente combattute per il possesso e il controllo di beni economici vitali, di risorse necessarie per il funzionamento delle moderne società industriali e per la conquista di mercati di sbocco stabili e regolamentati. Non necessariamente il conflitto si espliciterà in forma armata ma sarà implicito nella stipula di trattati commerciali internazionali che vincoleranno le nazioni all'appartenenza a sistemi economici esclusivi, anche se potrebbero altresì essere oggetto di scontro i territori soggetti al transito delle linee energetiche e logistiche con conseguenti ripercussioni in termini politici, sociali ed economici.


Negli ultimi anni la proliferazione di accordi economici multi e bilaterali e la perdita di efficacia, forse temporanea, di WTO e ONU, sono stati causa ed effetto di un processo di progressiva regionalizzazione del sistema internazionale. NAFTA, EEU, APEC, MERCOSUR, CSTO, SCO o ASEAN sono solo alcuni esempi di raggruppamenti regionali i cui partecipanti si associano per perseguire un fine specifico, sia esso economico o di difesa, e secondo presupposti che possono o meno essere fondati su un'identità condivisa. Ciò avviene senza che però venga messo in discussione il principio di sovranità di ogni singolo partecipante. Gli accordi vengono stipulati dagli Stati, che pertanto mantengono un ruolo centrale nel sistema internazionale. L'Europa ha invece scelto una via di consolidamento delle nazioni partecipanti di tipo economico e, attraverso la NATO, anche militare. Il NAFTA, stipulato tra USA, Canada e Messico è rimasto al contrario un accordo di libero scambio di natura commerciale.


Barry Buzan fa notare come gli Stati Uniti abbiano adottato una strategia di tipo “swing power”, rendendosi contemporaneamente membri di tre macroregioni, Asia-Pacifico, Nord-Atlantico, Emisfero Occidentale 7. Attraverso accordi sovranazionali o la partecipazione a progetti regionali, gli USA impediscono il consolidamento delle regioni Asiatiche, europee e latino-americane e la crescita di potenze rivali 8. Russia e Cina sono già partner nell'alleanza militare denominata SCO in cui partecipano tutte le repubbliche centro asiatiche, e alla quale anche India e Pakistan aderiranno dal 2016. Inoltre Cina e Russia hanno stipulato diversi trattati economici bilaterali in campo energetico e logistico, partecipano sia alla banca dei BRICS che alla neonata AIIB e il loro interscambio commerciale è in forte crescita.


La Belt and Road Initiative (BRI) o “Nuova Via della Seta, vede nella Russia e nelle repubbliche centro-asiatiche, un corridoio ideale per recapitare le proprie merci direttamente in Europa, aggirando il più possibile il controllo americano sui mari. Considerando che il Brasile, India e Sudafrica partecipano anch'esse alle due banche di sviluppo, e hanno intensi rapporti commerciali denominati in yuan o rubli con Cina e Russia, ci sono gli elementi per ipotizzare un nuovo assetto bipolare? Oppure si tratta dell'inizio di un assetto multipolare, regionalizzato al quale prima o poi anche gli Stati Uniti dovranno partecipare? Oggi gli USA stanno cercando un nuovo posizionamento sulla scena globale, per mantenersi indispensabili in un ambiente in cui operano grandi potenze in forte crescita.


Sempre secondo Buzan, la persistenza degli Stati Uniti come superpotenza e la contemporanea crescita di nazioni come Russia, Cina, Brasile e India crea una configurazione delle relazioni internazionali di tipo 1+n Grandi Potenze9. Un nuovo “Patto delle Democrazie Liberali”, tutto interno alla NATO, ma pronto a inglobare un giorno chissà quali altre Nazioni, sulla scorta di chissà quale nuova minaccia o pericolo, possiede gli elementi per consolidare il ruolo di superpotenza nella formula di Buzan permettendo a Stati Uniti ed Europa di mantenere riservato a sé stesse l'area del mondo più ricca, difendendola dall'attacco delle merci, dei capitali e dalla geopolitica cinese e russa.



NOTE:


Charles Kupchan The geopolitical implications of TTIP, Transatlantic Academy Paper Series, Giugno 2014, p.2


 Ibidem


 Ibidem


 Ivi p.3


 Ibidem.


 Ivi p.4


 B.Buzan, Il Gioco delle Potenze, EGEA Università Bocconi, Milano,2008 p.156


 Ibidem.


 B.Buzan, Il Gioco delle Potenze, EGEA Università Bocconi, Milano, 2008 p.155