La Geopolitica del XX° Secolo.
Con
il termine Geopolitica definiamo una disciplina che è stata
originariamente fondata per fornire una conoscenza scientifica,
quella Geografica , ai decision-maker delle scelte politiche del
tempo. Il termine , da solo , si presta ad interpretazioni tanto che
, dagli anni 30 e 40 , è il turno della Politica a guidare la
Geografia.
Dopo
la seconda Guerra Mondiale , la Geopolitica diviene Dottrina ferrea
nei due campi avversi , quello sovietico e quello occidentale. Sono i
massimi esponenti dei due blocchi ad enunciare , in maniera più o
meno esplicita, la visione Geopolitica della nazione che
rappresentano e sono organi ed agenzie dello stato a fornire analisi
e teorie per supportare le affermazioni dei due Presidenti.
Concordo
con Raymond Aron quando dice:“[...]se ci si aspetta ,sotto il
nome di teoria Geopolitica , l'equivalente di ciò che offre ai
costruttori di ponti la conoscenza dei materiali , una cosa del
genere non si ha , e non si avrà mai”.
Tra
tutte solamente le teorie che si fondano su evidenze geografiche
possono dirsi Generali , proprio perché fondate sulla morfologia del
pianeta e sulle cronache storiche in fatto di invasioni e diffusione
della popolazione umana e delle sue attività ,le altre risentono
dello zeitgeist e dei limiti imposti dallo sviluppo tecnologico
dell'epoca.
Si
potrebbe però affermare che le stesse teorie ,fondate sulle
caratteristiche fisiche dei territori, come quelle che danno maggiore
importanza alla massa terrestre piuttosto che a quella marittima
,siano state esse stesse influenzate dal pensiero e dalle necessità
strategiche del tempo. E' vero però che l'ultimo secolo ha visto
nell'area mediorientale ,nel sudest asiatico e nell'area dell'Europa
dell'Est l'obiettivo delle principali potenze e che quelle aree siano
oggi ancora terreno di scontro militare o economico.
Se lo
sviluppo tecnologico del mondo si orienterà sempre più verso l'uso
di energie alternative, le aree ricche di idrocarburi potrebbero
perdere la loro centralità Geopolitica a scapito di altre aree ed i
presupposti geografici delle teorie Geopolitiche potrebbero dover
essere ridefiniti.
La
cornice storica è fondamentale nell'enunciazione di quelle teorie
Geopolitiche tanto quanto lo è l'obiettivo che le dottrine stesse si
propongono.
Inoltre
non esistono teorie Geopolitiche valide per un dato Sistema di Potere
, sia esso Socialista, Democratico o Dittatoriale in quanto tale.
Esistono poi paesi che non hanno sviluppato dottrine Geopolitiche
proprie né hanno importato quelle di altri.
L'applicazione
della teoria Geopolitica di Hausofer , con la sua sfrenata tendenza
espansionista potrebbe , oggi , trovare più estimatori tra le file
di Al Qaeda che non tra i membri del Partito Comunista Cinese per il
quale non è semplicemente un'opzione percorribile.
La
Cina ha importato il pensiero Comunista da un tedesco come Marx ma
non ha , e non potrebbe , importare alcuna delle dottrine
Geopolitiche di scuola tedesca poiché il sostrato culturale su cui
si fondano le due civiltà è completamente diverso e diverse sono le
esigenze psicologiche che le relative geografie hanno plasmato nei
loro abitanti.
Le
teorie passate e presenti fondano i loro obiettivi nella conquista di
territori ieri fisici oggi anche e soprattutto virtuali , ma sono
limitate dal quadro politico più ampio e dalle possibilità
materiali e tecnologiche del tempo.
Sono
inoltre differenti i “fatti Geopolitici” generabili e
interpretabili : le sanzioni imposte dal congresso USA negli ultimi
30 anni alla Libia, all'Iraq, all'Iran alla Corea del Nord o alla
Russia non erano nelle opzioni della Geopolitica della prima metà
del Secolo scorso. Il ruolo delle fluttuazioni finanziarie sulla
piazza borsistiche mondiali hanno oggi un ruolo Geopolitico che non
avevano 50 anni fa.
Il
pensiero Geopolitico è mutevole quanto può essere mutevole
l'architettura del Potere nel Mondo. La configurazione delle
Relazioni Internazionali impone le linee più ampie e prioritarie ,
in termini di autorità e la Geopolitica vi si conforma , in qualità
di braccio operativo , se vogliamo dire così, nei teatri e nelle
situazioni di scontro.
Caduto
il muro , scongiurata la guerra atomica , può ripartire la Guerra
Economico-finanziaria interrotta nel 1914 tra le grandi economie del
Pianeta , che ormai sono dislocate in ogni emisfero e a ogni
latitudine.
Le
guerre non cessano ma cambiano forma .E motivazione.
Durante il momento unipolare americano dall'89 al 2001, le nuove teorie geopolitiche prendono spunto dalle riflessioni Huntington o Fukuyama dei primi anni '90 ,ovvero da quelle teorie in ambito politico-filosofico che hanno generato l'ondata suprematista che ha sostenuto l'azione americana.
Durante il momento unipolare americano dall'89 al 2001, le nuove teorie geopolitiche prendono spunto dalle riflessioni Huntington o Fukuyama dei primi anni '90 ,ovvero da quelle teorie in ambito politico-filosofico che hanno generato l'ondata suprematista che ha sostenuto l'azione americana.
Negli
anni '90 l'incontro fra Geopolitica e la Cultura dà luogo ad uno
Scontro di Civiltà che attraverserà il Mondo per i successivi 20.
Su
questo filone si innesteranno le teorie dei Neo-Con e e Teo-Con
americani come Kupchan,Kaplan e Perle o dei “liberali
interventisti” come Kagan, che detteranno l'agenda di Politica
Estera Americana dal 2000 al 2008.
Il Giudizio della Storia è ancora
sospeso sulla loro opera , almeno fino a quando non si sarà posata
definitivamente la polvere sulle macerie delle guerre in Medio
Oriente.
Yves
Lacoste su Limes , la rivista italiana di Geopolitica scriveva nel
1994 :”Contrariamente
a coloro che proclamano che il mondo si degeopoliticizza (sic) perché
la guerra fredda è finita, si può pensare che il mondo entri
progressiva-
mente
nell’èra della geopolitica. E si tratta di fenomeni geopolitici
sempre più
complessi
e interdipendenti“
Gli
ultimi 25 anni hanno visto la realizzazione di un sistema
finanziario-industriale altamente integrato che permette ai grandi
capitali finanziari di fluttuare da un Circuito Economico ad un altro
dalle obbligazioni Statali ,alle Borse valori,ai Futures sulle merci
e sul petrolio in maniera pressoché immediata. Ciò crea un ambiente
su cui agire e permette a quei capitali di divenire una leva per
influenzare nelle loro decisioni le Nazioni in cui quei capitali si
riversano.
Quegli
stessi capitali finanziano la costruzione di pipelines per il
petrolio o per il gas che corrono attraverso diverse Nazioni dal
luogo di estrazione al mercato di utilizzo finale. Inutile dire che
queste infrastrutture creano legami geopolitici e sono oggetto di
geopolitica dalla fase della loro ideazione fino alla fase di
realizzazione e messa in opera.
Consideriamo
poi i traffici commerciali su terra e via mare, che sono sviluppati
come mai lo erano stati sinora.
Le
rotte commerciali che si dispiegano su tutti i mari hanno bisogno di
una rete di sicurezza che impedisca loro di essere interrotte da
guerre o pirateria. Questo viene garantito da un controllo
internazionale sui punti nodali dei traffici come Suez, Malacca, Aden
ed il Mar Rosso, le coste sud dello Sri Lanka. Anche qui il controllo
delle linee commerciali è oggetto di Geopolitica prova ne è , ad
esempio , la fitta attività cinese per dotarsi di punti attracco ed
attraversamento alternativi al controllo americano come il porto di
Gwadar in Pakistan , all'imbocco di Hormuz e le trattative con la
Thailandia per la realizzazione di un canale artificiale presso Kra
che permetta di aggirare completamente Singapore e Malacca.
Che
dire poi del sistema di produzione globalizzato che permette ad un
prodotto ideato negli Stati Uniti di essere realizzato in Cina o
Vietnam e ed essere poi recapitato via nave ad un acquirente
europeo?Quanto la Geopolitica entra nelle considerazioni degli
investitori internazionali per determinare la locazione di uno
stabilimento o l'apertura di un nuovo mercato per loro prodotti?
Non è
certo materia di questp post sviscerare completamente i rapporti che
compongono il Sistema Economico Internazionale ,ma è necessario
ridefinire l'ambito Geografico del termine Geopolitica che è solo
più in parte connotato da caratteristiche fisiche e sempre più da
elementi immateriali come gli scambi finanziari o il commercio
elettronico .Si moltiplicano gli ambiti in cui possono avvenire Fatti
Geopolitici per cui si amplia la base sulla quale le teorie
geopolitiche possono svilupparsi e mutare nei loro mezzi , se non nei
loro fini.
All'inizio
del secondo decennio del nuovo secolo , la Geopolitica , dopo la
Cultura , incontra anche l'Economia e trova nuovi attori e nuovi
Autori , tra i paesi emergenti quali Cina , Russia ed India , paesi
che stanno obbligando l'occidente , nuovamente , a ridisegnare le
mappe del globo.
Della
produzione americana si conosce molto ,meno se ne sa invece di quella
Russa ,Indiana o Cinese.
E poi
, si può parlare di una Geopolitica Brasiliana? Quali sono gli
ambiti della Geopolitica Sudafricana?
Non
tutti i paesi hanno la possibilità di essere soggetti attivi nel
campo della Geopolitica ed anzi molti ne sono esclusivamente soggetto
passivo. L'ultimo mezzo Secolo ha visto alcuni paesi passare dallo
stato passivo a quello attivo come ad esempio il Brasile o la Cina e
l'aumento di consessi internazionali in cui i paesi una volta detti
in via di sviluppo partecipano come interlocutori allo stesso livello
delle Grandi Potenze come USA,Russia ed EU.
Geopolitiche a confronto.
Secondo John Agnew,
geografo politico ed economico scozzese-americano e
past-president dell’Aag,
l’associazione dei geografi americani, nella geografia po-litica
americana non esiste oggi un intellettuale che «sussurri
all’orecchio del principe» paragonabile a Bowman con Wilson e
Roosevelt. Sul piano delle strategie, da decenni si è manifestato un
progressivo disincanto da parte del mondo accademico americano –
non solo in ambito geografico verso la possibilità di influire
sulla politica estera degli Stati Uniti.
Robert Kaplan però, già
sostenitore della guerra in Iraq, nel suo articolo «La vendetta
della geografia» fa professione di un nuovo «realismo» nelle
relazioni internazionali degli Stati Uniti e invoca il ritorno al
«determinismo» della geografia fisica. Facendo appello prima
all’ammiraglio Mahan per spiegare come l’Oceano Indiano sarà al
cuore della competizione geopolitica tra Cina e India nel XXI secolo,
poi a Spykman, che nel 1943 avrebbe predetto l’ascesa cinese, egli
riscopre infine Mackinder. Il geopolitico britannico considerava la
storia europea «subordinata» a quella dell’Asia. E' questa la
prospettiva giusta, secondo Kaplan, per considerare
l’attuale«proiezione di potenza americana in Afghanistan e in Iraq
e le attuali tensioni con la Russia sui destini politici dell’Asia
centrale e del Caucaso»
Intanto
in Russia la corrente Geopolitica capeggiata da Alexander Dugin ,
prospetta una più stretta cooperazione con la Cina e la creazione di
un blocco anti-atlantico , portatore di valori tradizionali ed
egemone di tutta la massa euroasiatica e definisce la sua Teoria
Eurasiatismo , una Teoria che “può essere definito come un
progetto dell’integrazione strategica, geopolitica ed economica del
continente eurasiatico settentrionale, considerato come la culla
della storia e la matrice delle nazioni europee”.
Quali scenari che si renderebbero possibili se
le scelte fatte a livello politico dalle grandi potenze mondiali si
orientassero sulle deduzioni compiute dagli Autori più influenti nel dibattito internazionale ?
Quanto è già in atto , è frutto degli assunti di
queste teorie?
Ad esempio , il
TTIP ha potenzialmente i presupposti per creare uno spazio nuovo
sulla scena Geopolitica. Una più stretta integrazione euro americana
avverrebbe fatalmente a spese della Russia ,già demonizzata per i
fatti d'Ucraina , e forse della Cina. Gli altri contendenti
potrebbero unirsi per competere a livello globale o cadere preda di
quell'aggregazione?
Potrebbero invece i due più grandi attori sulla
massa euroasiatica unirsi più strettamente e trovare un obiettivo
comune?
Potremmo rivivere una politica dei blocchi tra Stati Uniti ed
Europa da una parte e Russia e Cina dall'altra con i restanti BRICS a
fungere da preda dei due?
Possiamo fare a meno della Geopolitica nel XXI° Secolo?
No di certo,meglio di no.
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