Perchè Ordine e Progresso?

Il Blog prende il nome dal motto inscritto sulla bandiera del Brasile e mutuato da un'aforisma di Auguste Comte.
Questi, uno dei padri della Sociologia, era una convinto positivista, il che nel 1896 lo rendeva anche un progressista.
L'importante è , come infatti Comte mette al primo punto, che l'Amore sia sempre il principio cardine dell'Agire.


L'Amore per principio e l'Ordine per fondamento;il Progresso per fine

Auguste Comte ,1896

sabato 28 novembre 2015

Ordine, ad ogni costo

Quando si parla di Ordine Internazionale o di Nuovo Ordine Mondiale subito si pensa a tesi complottiste.
Questo perchè al termine della Guerra Fredda è venuto a mancare un archetipo di entità maligna onnipresente e capace di insinuarsi in tutti i gangli delle moderne società come si pensava fosse l'URSS.
Più realisticamente è venuto a mancare un ordine stabile, prevedibile sebbene manicheo: o con gli USA o con l'Unione Sovietica. Con il Bene o con il Male.
Dal punto di vista delle Relazioni Internazionali, quella bipolare è una delle possibili configurazioni dei rapporti tra potenze ma non l'unica. Al momento, anzi, risulta essere alquanto eccezionale.
Abbiamo assistito ad un momento unipolare spagnolo nel '500, che ha ceduto il passo al "Secolo d'Oro" olandese del '600. Poi è stata la volta della Francia e quindi dell'Inghilterra. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti hanno rafforzato la loro presenza internazionale al pari dell'URSS. Oggi si affaccia la Cina, o meglio si ri-affaccia dopo un sonno durato quasi tre secoli.
Tutte queste evoluzioni hanno rappresentato, di per sè, un susseguirsi di Ordini Mondiali relativamente al periodo storico e alle capacità tecnologiche del tempo. La Gran Bretagna tecnologicamente avanzata e potenza mondiale dell'800 controllava l'India rurale, feudale ed arretrata. Le condizioni seguenti il 1945 hanno portato ad un Nuovo Ordine in cui l'Inghilterra risultava vincente si, ma minoritaria. Non erano più i brigantini a mantenere l'Ordine Internazionale ma i missili balistici nucleari. L'India dichiarava l'indipendenza, nasceva il Pakistan e tutta l'area diveniva fonte d'instabilità più ampia. Non sempre, infatti l'Ordine che si vuole creare va a beneficio di tutti. L'attuale momento rappresenta l'ennesima scossa di assestamento di questo famigerato Nuovo Ordine Mondiale. Uno sciame sismico che dura da quasi 30 anni. Perchè in realtà è in continuo divenire. In questo periodo abbiamo assistito al cosiddetto momento unipolare americano e siamo ora giunti dinanzi alla prospettiva di un nuovo sistema multipolare. Ma realmente, ne esistono i presupposti? Sono in atto sforzi nella sua realizzazione? Realmente l'architettura internazionale può reggersi senza la colonna portante americana? In realtà quello che noi chiamiamo Mondiale è un Ordine che è tale solo a partire dalla fine del '600, ma anche da allora in poi è un Ordine largamente Regionale con presupposti globali in continua evoluzione. Non riusciamo a concepire un mondo multipolare perchè non ne siamo abituati o forse perchè, surrettiziamente, le centinaia di meeting internazionali tra capi di Stato ci hanno illusi che il sistema fosse inclusivo e consultivo se non proprio democratico. In realtà esso vive di contrapposizioni e non potrebbe essere altrimenti. L'Ordine di cui stiamo parlando è in realtà sempre un compromesso che è parte di un processo in continuo divenire, con momenti di egemonia che è sempre prima militare e solo dopo culturale o d'influenza. Il Soft Power si può utilizzare solo quando l'Hard Power non risulta più efficace nella risoluzione delle dispute internazionali o quando si ha un avversario con eguale Hard Power. Ma quando ci si chiama USA il dilemma non si pone. Il sistema è, come sempre, orientato al più crudo realismo e le forze in campo hanno agende ufficiali ed altre nascoste che rendono più difficile la lettura dei fatti geopolitici. 
Se suddividiamo in settori un planisfero possiamo notare che la dove esista una potenza stabile e stabilizzatrice non vi sono guerre, nè militari nè commerciali. E' così in tutta l'Asia dove, sebbene l'antagonismo tra la Cina e i suoi vicini sia foriero di continue tensioni sotterranee, non vi sono focolai di guerra nè problemi di natura commerciale. Anzi, la Cina è il centro di una serie di alleanze regionali che vanno dall'APEC all'ASEAN passando per la SCO e la NDB che la rendono il perno imprescindibile della stabilità di tutta l'area. E' in pace anche l'intera America Latina, dove anche gli ultimi conflitti interni alle nazioni andine e centroamericane si stanno risolvendo e anche Cuba e Stati Uniti hanno siglato una storica intesa. E' ovviamente in pace l'America del nord ed è curiosamente pacifica l'Africa se si escludono i casi, sembra senza soluzione, di Sud Sudan, Somalia ed Eritrea. Vi è poi un'area che dal 1945 non è mai stata completamente in pace ed  è quella che chiamiamo medioriente che va dall'Afghanistan alla Palestina, passando per l'Iran, l'Iraq, la Siria, l'Egitto sino all'Algeria.
Quest'area ha spesso portato disordine all'area immediatamente vicina, quella europea. Ciò a cui assistiamo oggi è qualcosa che anche solo cinque anni fa poteva risultare impensabile, ma a varie riprese le vicende mediorientali hanno visto come teatro l'Europa come a Monaco nel '72, a Ustica nell'80, a Lockerbie nell'88, a Roma nel 1985. E' un'area che senza l'impero Ottomano non ha più avuto un centro d'irradiazione di Ordine e si è sfaldato nelle sue componenti etniche e settarie. Esiste un'altra area, vicina a quella europea, che ha attraversato diversi Ordini negli ultimi due secoli. E' l'area est europea. E' la terra di scontro degli Imperi. Quello Asburgico, quello Polacco, quello Russo, quello Ottomano, quello Tedesco. Un'area martoriata dalla geopolitica per la quale l'Europa è entrata in guerra due volte negli ultimi cento anni; a causa della Serbia nel 1914 e per la Polonia nel 1939.Le due aree restanti, se escludiamo l'Oceania, pacifica quasi per definizione, sono quella europea e quella russa. la prima, essendo crocevia tra l'est e l'ovest e tra nord e sud, è di per sè instabile e ne ha dato prova lungo tutta la sua storia. Ha esportato tanto Ordine quanto Disordine. Ha distrutto altri Ordini e vi si è sostituita. E' stata scalzata da altri Ordini come nel caso americano o anche russo. Oggi è parte di un Ordine che dovrebbe e vorrebbe governare ma non sa ancora come. L'ultima area è la Russia, che in effetti non è un'area ma un'intera nazione. La più vasta nazione del globo. Una linea di confine ininterrotta che abbraccia l'intera massa euroasiatica dalla Finlandia alla Cina passando per l'Iran. Una Nazione sempre in guerra con il mondo se non con sè stessa, da tutti temuta ma necessaria ad ogni alleanza negli ultimi 400 anni. L'unica Nazione europea a confinare con gli USA, che però oggi la escludono dal TTIP per isolarla. L'unica con il coraggio, o la necessità, di agire nel pantano siriano ma sotto l'egida della Carta dell'ONU. Strani tempi quelli in cui la Russia si fa garnte delle regole internazionali. In altri tempi si sarebbe detto "E' la Geopolitica, stupido!", e vale anche oggi. L'Ordine Mondiale, in definitiva, è ancora ostaggio della dottrina realista delle Relazioni Internazionali con buona pace di Fukuyama, che infatti si è recentemente ricreduto rispetto ad alcune tesi contenute ne  "La Fine della Storia". La Fine è ancora abbastanza lontana e l'Ordine, per quanto Nuovo, è sempre quello, ovvero cercare di mantenere la situazione mondiale nel massimo ordine possibile per il maggior tempo possibile senza troppi dubbi morali. L'equilibrio di potenze è il sostrato su cui si fonda questo tipo di Ordine, poichè sebbene a prima vista sia ancora in atto una situazione unipolare, con gli USA quale Nazione con il maggior budget per la difesa della storia, il coordinamento con le altre potenze è essenziale. Altrimenti l'abbattimento del Sukhoi russo in Siria ad opera dei turchi sarebbe finito in ben altro modo. Era diritto della Russia rivendicare un'aggressione e dichiarare lo stato di guerra alla Turchia ma l'Ordine viene prima dell'Orgoglio e Putin e Lavrov questo lo sanno bene. I turchi hanno giocato sporco, e forse neanche per un loro interesse diretto, ma come detto questa è ormai una guerra in cui la procura è in bianco. Comunque credo sappiano chiaramente che  "Quando l'uomo con la pistola incontra l'uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto" ed i russi hanno molti fucili, di diversa natura e anche belli grossi. Il tavolo traballa ma non è ancora caduto.
L'Ordine che sta nascendo ha bisogno degli USA, della Russia, della Cina e di qualche nazione europea ma ha anche bisogno del Brasile, dell'Iran,del Sudafrica, della Nigeria, dell'India e dello Stato della  Città del Vaticano. Serve un salone piuttosto grande e ben attrezzato.

lunedì 23 novembre 2015

Convergenza Dissonante

Non sono anti-occidentale.
Non sono Terzomondista.
Non sono Buonista.
Sono in piena Dissonanza Cognitiva.
La politica estera da fine '800, coniugata con una retorica talmente orientata al "politicamente corretto" da essere controproducente per chi la usa, mi stanno rimbambendo.
Siamo sempre li. La Russia è accusata di aver violato l'integrità territoriale dell'Ucraina e la Francia manda la De Gaulle al largo della Siria per bombardare tanto questa quanto l'Iraq.
E' la stessa, identica, cosa ma chi applaude questi demonizza gli altri.
Ma l'ONU che fa? Non dico il Consiglio di Sicurezza che è bloccato dai veti, ma il Segretario non si pronuncia?
La carta dell'ONU, in Siria, è carta straccia.
L'unico intervento esterno legittimo è quello russo, bisogna riconoscerlo.
Quando la guerra PER la Siria si sarà conclusa, sarà necessario che le Grandi Potenze regionali si siedano a un tavolo, magari rotondo come quello dell'ONU, e che convergano su un modello globale per i prossimi 25 anni.
Convergenza vs Dissonanza. Mi sembra un bello slogan degno di Alexander Dugin.

martedì 17 novembre 2015

Ragione e Sentimento

Commentare i fatti di Parigi è difficile. La componente emotiva degli avvenimenti, può avere il sopravvento. L'elevato numero di morti e feriti, i luoghi in cui si sono svolti gli attentati, la giovane età delle vittime sono elementi che toccano il cuore di tutti noi. Parigi è l'Europa. Siamo stati, o abbiamo parlato con chi è stato, almeno una volta in quella città. E' parte di noi sin dai libri di scuola e dai cartoni animati. Piangiamo Parigi ma lo facciamo per noi. E poi, con quale serenità affronteremo ancora i nostri viaggi? Rinunceremo a qualche concerto o a qualche partita in curva? La componente razionale però chiede il suo tributo in termini di analisi. Perchè Parigi? Perchè quei luoghi? Chi è il mandante? Tra tutte, questa suona come la domanda più scontata ma non lo è. Vi sono state rivendicazioni a vario titolo. Alcuni rallegramenti da parte di qualche cellula scovata a chattare sul web, ma non esiste, al momento, prova certa che sia stata opera del sedicente ISIS. L'unica speranza è che, almeno questa volta, riescano a prendere un terrorista vivo per poterlo interrogare (...). L'obiettivo della vendetta è però già la Siria, con i bombardamenti dei caccia francesi e l'intensificarsi di quelli russi. L'intervento è stato approvato all'unanimità dal Consiglio d'Europa ma la missione francese non è avvenuta sotto l'egida dell'Europa Unita. Inoltre non è possibile chiamare in causa l'articolo 5 della carta atlantica, ovvero la difesa collettiva a fronte di un attacco ad un membro della NATO, in quanto l'ISIS non è una realtà statuale e la Siria non è chiaramente dietro gli attentati di Parigi. La Francia agisce da sola contro la Siria. Perchè se anche quanto è avvenuto è opera dell'ISIS, questa entità al momento “vaga” in Siria. Appena dieci anni fa l'avremmo chiamata guerra tra la Francia e la Siria. Oggi cos'è? E poi, l'attacco allo stadio, durante la partita Francia, Germania può essere letto come un attacco all'unione europea, alle sue due nazioni più rappresentative, oppure è una minaccia per i prossimi campionati di calcio della prossima estate? Un obiettivo dei terroristi è già riuscito: seminare il dubbio. Al momento la reazione dell'Europa è scomposta. Gli stadi però vengono già fatti evacuare in via precauzionale. Un altro obiettivo è raggiunto: limitazione delle libertà personali. La reazione degli USA non va oltre il cordoglio e la Russia continua a bombardare. Ma soprattutto a far guadagnare terreno all'esercito di Assad dandogli copertura aerea e intelligence satellitare. Non solo. La parte meridionale della Siria è battuta da almeno 20 mila Iraniani delle Brigate Al Quds, ovvero i marines persiani, che stanno guadagnando terreno. Spalleggiate da qualche migliaio di Hezbollah libanesi. La Siria è oggi, come sempre, il punto d'incrocio delle potenti forze mediorientali, che hanno logiche totalmente differenti dalle nostre, quelle occidentali. Non si scontrano solamente le due correnti storiche dell'Islam, il Sunnismo e lo Sciismo, ma anche le sfere di influenza delle Grandi Potenze della regione e gli interessi delle grandi potenze occidentali per lo sfruttamento della risorsa energetica dei prossimi decenni: il gas. La Siria è il naturale sbocco per il gas iraniano che inizierà a voler fluire verso i mercati europei non appena saranno terminate le sanzioni americane sul (legittimo, ndr) programma nucleare. La Siria è però contemporaneamente il punto di approdo di gas e petrolio individuato dagli Emirati Arabi ed in parte dall'Arabia Saudita.Chiudere la porta agli iraniani è di vitale importanza per i sauditi, sia in chiave economica che politica. Inoltre un aumento delle esportazioni di idrocarburi dall'area del golfo andrebbe a detrimento delle esportazioni russe in Europa. Ecco uno dei perché della presenza russa in Siria. Un altro è la possibilità di mantenere la Turchia entro la sua sfera di influenza energetica ed eventualmente prenderla alle spalle in caso di attacco militare. Un altro ancora è la voglia e la possibilità di esserci e contare. In Siria quindi si scontrano Iran e Arabia Saudita, il primo sciita e il secondo culla della Sunna. Gli alleati del primo sono l'Hezbollah Libanese, ovvero l'unica parte di esercito libanese realmente funzionante e ovviamente Assad. Dall'altra troviamo la Turchia, che vorrebbe diventare essa stessa il paese di transito delle condotte verso l'Europa e le petromonarchie del golfo, piccole ma piene di concessionarie Toyota e stazioni di servizio. La Turchia è inoltre interessata ad evitare che si formi uno stato curdo ritagliando parte di Iraq del nord, Siria ed appunto Turchia. Primariamente, quindi, Ankara combatte per questo. La lotta all'ISIS è solo al secondo punto. L'ISIS, appunto si è conquistato uno spazio in tutto questo scenario che non è autonomo ma è chiaramente orientato verso una visione dell'Islam vicino a quella della Casa di Saud e delle altre monarchie arabe. La sua opera in Siria danneggia tanto Assad quanto i Curdi a nord mentre in Iraq agisce nel territorio non controllato dagli sciiti facendo puntate nel campo avverso tramite attentati. ISIS non è una mina vagante sorta dal nulla ma una strategia ben orchestrata e ben finanziata, per rendere progressivamente caotica tutta l'area che dal golfo persico va verso il mediterraneo. Il fulcro del commercio energetico dei prossimi decenni. Ovviamente ci sono anche Russia e Stati Uniti. I primi sotto gli occhi di tutti, i secondi in supporto nascosto dei propri interessi geopolitici nella regione. Entrambe sedute ai tavoli di Vienna, di Antalya e di qualsiasi altro posto per discutere una soluzione politica ad un dramma geopolitico che sta generando sofferenza nei popoli coinvolti, nessun escluso, e sta pericolosamente assomigliando ad un male mal curato che si diffonde in un corpo sano. Oggi è Parigi. Ma è stata Madrid, Londra, Mumbai, Mosca. Al momento, nei fatti, un asse è rappresentato da USA, Turchia, Arabia Saudita, Qatar e Emirati Arabi Uniti. Ed un altro è formato da Siria, Russia, Iran, Iraq Cina e in parte Egitto. L'Europa sta con i primi. Ma anche un po' con i secondi. I soldi sauditi fluiscono copiosi a Londra, Parigi e anche Roma. E' però anche vero che il presidente iraniano Rouhani avrebbe dovuto visitare Roma e Parigi proprio nel weekend degli attentati ed ha annullato la sua visita. Sono quasi certo che venisse per parlare di gas ed import-export. Le stragi in Europa non si risolvono militarizzando le città, cosa insostenibile nel lungo periodo, ma agendo sulle cause che portano una persona a partire dal medioriente per venire in Europa, a Parigi, scendere da un furgoncino e sparare all'impazzata contro un bar. E morire poi mezz'ora dopo. Questo è un conflitto di Potenze a l'ancienne ma combattuto dai servizi oltre che dagli eserciti. Non aver previsto un evento così vale di per sé una sconfitta militare. La guerra con l'ISIS, se c'è, è asimmetrica per sua stessa natura e non può essere combattuta con gli attuali mezzi. Gli attentatori di Parigi hanno agito in maniera mirata, circoscritta, ed in 8 hanno provocato 130 morti e 300 feriti. Un missile terra aria sparato da un Mirage o da u SU-24 costa centinaia di migliaia di euro e per uccidere 130 persone abbatte un intero isolato. Non c'è proporzione. Inoltre “loro” possono portare il caos da “noi”, ma noi il caos lo abbiamo portato da loro già da tempo e si sa, caos più, caos meno...Ai tempi del terrorismo italiano, negli anni '70, si soleva dire: “bisogna asciugare l'acqua di cui si nutre il terrorismo”. Ecco appunto, l'acqua è un bene prezioso. Cominciamo ad assetarli.

martedì 10 novembre 2015

Valori ed interessi

Il 9 Novembre di 25 anni fa Berlino Est e Berlino Ovest diventavano un'unica città. Il muro era caduto ed il "socialismo reale" terminato. Il nuovo secolo è iniziato il giorno dopo. Alla fine della guerra fredda un intero sistema di idee, quello comunista, usciva delegittimato dai suoi stessi risultati economici e politici, mentre l'altro, quello liberale, poteva vantare una vittoria totale. Fukuyama la definì la Fine della Storia. Per 70 anni milioni di persone hanno ancorato i propri Valori a quelli dell'una o dell'altra parte. Comunisti o socialisti, atei, materialisti da una parte e liberali, cristiani o laici, tradizionalisti dall'altra. Valori ed interessi coincidevano tra loro ed erano radicalmente opposti a quelli dell'altro campo. Non era possibile, ad esempio, scindere un'etica comunista da un agire conforme e da un atteggiamento coerente: se si stava "a sinistra" si stava con Cuba, con gli omosessuali, con i rivoluzionari del mondo, con la Russia e contro la NATO. D'altra parte neanche nel campo del "mondo libero" era possibile scindere i propri Valori dall'interesse nel continuare a preservarli. L'importante era non cedere spazio all'avversario. Ognuno dei due sistemi rappresentava un orizzonte di senso coerente, in cui non erano possibili commistioni con il pensiero "nemico" nè tantomeno con i suoi Valori. Nel mondo post-ideologico la politica fatica invece a definire chiaramente un orizzonte di senso, la società è diventata, ormai, un "villaggio globale" e gli avvenimenti dall'altra parte del mondo possono sconvolgere la nostra tranquilla vita quotidiana. 25 anni dopo quel 9 Novembre il mondo è cambiato. Ma siamo soprattutto cambiati noi. I Valori, infusi e sostenuti dai due sistemi ideologici hanno lasciato spazio agli interessi, in breve i primi non guidano più i secondi. Siamo spesso sottoposti quotidianamente ad una scelta tra i nostri Valori ed i nostri interessi. E', questa, la società del rischio e dell'incertezza. La massiccia dose di drammatizzazione televisiva trasforma ogni giorno in un test sulla saldezza dei nostri Valori e la forza dei nostri interessi. I migranti, i rom, l'eutanasia, le unioni gay, la politica in tribunale, la crisi economica, la guerra al terrorismo. Non è più semplicemente possibile rifarsi alla dottrina di parte, o di partito, per poter essere certi di aver fatto la scelta giusta. Ogni scelta, in un sistema di mercato che include anche le idee, è solamente una nostra responsabilità. Seguire i propri Valori, in un mondo senza Valori, può essere nocivo anche per i propri interessi. D'altro canto seguire solo questi ultimi ci impedisce di capire il Perchè li stiamo seguendo e porta a chiudersi su di essi in una spirale egoistica. E' inoltre cambiato il fattore tempo. Tutto si sussegue ad un ritmo frenetico, i cambiamenti sono repentini, le notizie continue. Bisogna decidere in fretta, l'orizzonte temporale si è accorciato. Ma è possibile essere coerenti in un sistema più ampio che non ha più riferimenti fissi? Nell'attuale fase politica italiana, ad esempio, dove si posiziona un elettore? Nel farlo pensa alla "Legge Fornero",alla gestione dell'immigrazione, al "Jobs Act", alla legge sulle unioni gay, agli scandali politici o al "Patto del Nazareno"? I Valori che seguiamo oggi in un partito politico sono ancora retaggio di quella divisione manichea di 25 anni fa. Oggi però frequentemente gli interessi che quei partiti perseguono non è coerente con i Valori che essi propugnano. Il panorama che ogni sera, da ogni telegiornale, viene prospettato impone di "sganciarsi" da coloro i quali propugnano Valori per accaparrare consenso e perseguire poi altri interessi. Soprattutto se per vent'anni almeno hanno fatto di quella battaglia di Valori, tra Valori, un mezzo per mantenere in piedi un sistema politico decadente. Oggi tutti possiamo vederlo chiaramente, ma qualcuno ancora stenta a crederci poichè questo viene prospettato come l'unico presente (e futuro) possibile. E' ora di togliersi gli occhiali a lenti rosse e blu per guardare la realtà sotto occhi diversi. E' necessario pensare una società in cui i Valori e gli interessi, tanto dei singoli quanto della collettività, non siano una minaccia gli uni per gli altri. Una società in cui la ricerca della propria felicità non venga raggiunta a scapito della desertificazione dei Valori della società stessa. Una società che parta dal principio di responsabilità, che ridia senso al concetto di credibilità, che applichi concretamente un principio meritocratico. Se riusciremo a ripartire da questi, Responsabilità, Credibilità e Merito, avremo iniziato il percorso che riporta Valori ed interessi sulla stessa strada. Forse non proprio vicini vicini, ma almeno sulla stessa strada.