Perchè Ordine e Progresso?

Il Blog prende il nome dal motto inscritto sulla bandiera del Brasile e mutuato da un'aforisma di Auguste Comte.
Questi, uno dei padri della Sociologia, era una convinto positivista, il che nel 1896 lo rendeva anche un progressista.
L'importante è , come infatti Comte mette al primo punto, che l'Amore sia sempre il principio cardine dell'Agire.


L'Amore per principio e l'Ordine per fondamento;il Progresso per fine

Auguste Comte ,1896

martedì 17 novembre 2015

Ragione e Sentimento

Commentare i fatti di Parigi è difficile. La componente emotiva degli avvenimenti, può avere il sopravvento. L'elevato numero di morti e feriti, i luoghi in cui si sono svolti gli attentati, la giovane età delle vittime sono elementi che toccano il cuore di tutti noi. Parigi è l'Europa. Siamo stati, o abbiamo parlato con chi è stato, almeno una volta in quella città. E' parte di noi sin dai libri di scuola e dai cartoni animati. Piangiamo Parigi ma lo facciamo per noi. E poi, con quale serenità affronteremo ancora i nostri viaggi? Rinunceremo a qualche concerto o a qualche partita in curva? La componente razionale però chiede il suo tributo in termini di analisi. Perchè Parigi? Perchè quei luoghi? Chi è il mandante? Tra tutte, questa suona come la domanda più scontata ma non lo è. Vi sono state rivendicazioni a vario titolo. Alcuni rallegramenti da parte di qualche cellula scovata a chattare sul web, ma non esiste, al momento, prova certa che sia stata opera del sedicente ISIS. L'unica speranza è che, almeno questa volta, riescano a prendere un terrorista vivo per poterlo interrogare (...). L'obiettivo della vendetta è però già la Siria, con i bombardamenti dei caccia francesi e l'intensificarsi di quelli russi. L'intervento è stato approvato all'unanimità dal Consiglio d'Europa ma la missione francese non è avvenuta sotto l'egida dell'Europa Unita. Inoltre non è possibile chiamare in causa l'articolo 5 della carta atlantica, ovvero la difesa collettiva a fronte di un attacco ad un membro della NATO, in quanto l'ISIS non è una realtà statuale e la Siria non è chiaramente dietro gli attentati di Parigi. La Francia agisce da sola contro la Siria. Perchè se anche quanto è avvenuto è opera dell'ISIS, questa entità al momento “vaga” in Siria. Appena dieci anni fa l'avremmo chiamata guerra tra la Francia e la Siria. Oggi cos'è? E poi, l'attacco allo stadio, durante la partita Francia, Germania può essere letto come un attacco all'unione europea, alle sue due nazioni più rappresentative, oppure è una minaccia per i prossimi campionati di calcio della prossima estate? Un obiettivo dei terroristi è già riuscito: seminare il dubbio. Al momento la reazione dell'Europa è scomposta. Gli stadi però vengono già fatti evacuare in via precauzionale. Un altro obiettivo è raggiunto: limitazione delle libertà personali. La reazione degli USA non va oltre il cordoglio e la Russia continua a bombardare. Ma soprattutto a far guadagnare terreno all'esercito di Assad dandogli copertura aerea e intelligence satellitare. Non solo. La parte meridionale della Siria è battuta da almeno 20 mila Iraniani delle Brigate Al Quds, ovvero i marines persiani, che stanno guadagnando terreno. Spalleggiate da qualche migliaio di Hezbollah libanesi. La Siria è oggi, come sempre, il punto d'incrocio delle potenti forze mediorientali, che hanno logiche totalmente differenti dalle nostre, quelle occidentali. Non si scontrano solamente le due correnti storiche dell'Islam, il Sunnismo e lo Sciismo, ma anche le sfere di influenza delle Grandi Potenze della regione e gli interessi delle grandi potenze occidentali per lo sfruttamento della risorsa energetica dei prossimi decenni: il gas. La Siria è il naturale sbocco per il gas iraniano che inizierà a voler fluire verso i mercati europei non appena saranno terminate le sanzioni americane sul (legittimo, ndr) programma nucleare. La Siria è però contemporaneamente il punto di approdo di gas e petrolio individuato dagli Emirati Arabi ed in parte dall'Arabia Saudita.Chiudere la porta agli iraniani è di vitale importanza per i sauditi, sia in chiave economica che politica. Inoltre un aumento delle esportazioni di idrocarburi dall'area del golfo andrebbe a detrimento delle esportazioni russe in Europa. Ecco uno dei perché della presenza russa in Siria. Un altro è la possibilità di mantenere la Turchia entro la sua sfera di influenza energetica ed eventualmente prenderla alle spalle in caso di attacco militare. Un altro ancora è la voglia e la possibilità di esserci e contare. In Siria quindi si scontrano Iran e Arabia Saudita, il primo sciita e il secondo culla della Sunna. Gli alleati del primo sono l'Hezbollah Libanese, ovvero l'unica parte di esercito libanese realmente funzionante e ovviamente Assad. Dall'altra troviamo la Turchia, che vorrebbe diventare essa stessa il paese di transito delle condotte verso l'Europa e le petromonarchie del golfo, piccole ma piene di concessionarie Toyota e stazioni di servizio. La Turchia è inoltre interessata ad evitare che si formi uno stato curdo ritagliando parte di Iraq del nord, Siria ed appunto Turchia. Primariamente, quindi, Ankara combatte per questo. La lotta all'ISIS è solo al secondo punto. L'ISIS, appunto si è conquistato uno spazio in tutto questo scenario che non è autonomo ma è chiaramente orientato verso una visione dell'Islam vicino a quella della Casa di Saud e delle altre monarchie arabe. La sua opera in Siria danneggia tanto Assad quanto i Curdi a nord mentre in Iraq agisce nel territorio non controllato dagli sciiti facendo puntate nel campo avverso tramite attentati. ISIS non è una mina vagante sorta dal nulla ma una strategia ben orchestrata e ben finanziata, per rendere progressivamente caotica tutta l'area che dal golfo persico va verso il mediterraneo. Il fulcro del commercio energetico dei prossimi decenni. Ovviamente ci sono anche Russia e Stati Uniti. I primi sotto gli occhi di tutti, i secondi in supporto nascosto dei propri interessi geopolitici nella regione. Entrambe sedute ai tavoli di Vienna, di Antalya e di qualsiasi altro posto per discutere una soluzione politica ad un dramma geopolitico che sta generando sofferenza nei popoli coinvolti, nessun escluso, e sta pericolosamente assomigliando ad un male mal curato che si diffonde in un corpo sano. Oggi è Parigi. Ma è stata Madrid, Londra, Mumbai, Mosca. Al momento, nei fatti, un asse è rappresentato da USA, Turchia, Arabia Saudita, Qatar e Emirati Arabi Uniti. Ed un altro è formato da Siria, Russia, Iran, Iraq Cina e in parte Egitto. L'Europa sta con i primi. Ma anche un po' con i secondi. I soldi sauditi fluiscono copiosi a Londra, Parigi e anche Roma. E' però anche vero che il presidente iraniano Rouhani avrebbe dovuto visitare Roma e Parigi proprio nel weekend degli attentati ed ha annullato la sua visita. Sono quasi certo che venisse per parlare di gas ed import-export. Le stragi in Europa non si risolvono militarizzando le città, cosa insostenibile nel lungo periodo, ma agendo sulle cause che portano una persona a partire dal medioriente per venire in Europa, a Parigi, scendere da un furgoncino e sparare all'impazzata contro un bar. E morire poi mezz'ora dopo. Questo è un conflitto di Potenze a l'ancienne ma combattuto dai servizi oltre che dagli eserciti. Non aver previsto un evento così vale di per sé una sconfitta militare. La guerra con l'ISIS, se c'è, è asimmetrica per sua stessa natura e non può essere combattuta con gli attuali mezzi. Gli attentatori di Parigi hanno agito in maniera mirata, circoscritta, ed in 8 hanno provocato 130 morti e 300 feriti. Un missile terra aria sparato da un Mirage o da u SU-24 costa centinaia di migliaia di euro e per uccidere 130 persone abbatte un intero isolato. Non c'è proporzione. Inoltre “loro” possono portare il caos da “noi”, ma noi il caos lo abbiamo portato da loro già da tempo e si sa, caos più, caos meno...Ai tempi del terrorismo italiano, negli anni '70, si soleva dire: “bisogna asciugare l'acqua di cui si nutre il terrorismo”. Ecco appunto, l'acqua è un bene prezioso. Cominciamo ad assetarli.

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