Perchè Ordine e Progresso?

Il Blog prende il nome dal motto inscritto sulla bandiera del Brasile e mutuato da un'aforisma di Auguste Comte.
Questi, uno dei padri della Sociologia, era una convinto positivista, il che nel 1896 lo rendeva anche un progressista.
L'importante è , come infatti Comte mette al primo punto, che l'Amore sia sempre il principio cardine dell'Agire.


L'Amore per principio e l'Ordine per fondamento;il Progresso per fine

Auguste Comte ,1896

lunedì 8 dicembre 2014

Il Secolo della Geopolitica


La Geopolitica del XX° Secolo.
Con il termine Geopolitica definiamo una disciplina che è stata originariamente fondata per fornire una conoscenza scientifica, quella Geografica , ai decision-maker delle scelte politiche del tempo. Il termine , da solo , si presta ad interpretazioni tanto che , dagli anni 30 e 40 , è il turno della Politica a guidare la Geografia.
Dopo la seconda Guerra Mondiale , la Geopolitica diviene Dottrina ferrea nei due campi avversi , quello sovietico e quello occidentale. Sono i massimi esponenti dei due blocchi ad enunciare , in maniera più o meno esplicita, la visione Geopolitica della nazione che rappresentano e sono organi ed agenzie dello stato a fornire analisi e teorie per supportare le affermazioni dei due Presidenti.
Concordo con Raymond Aron quando dice:“[...]se ci si aspetta ,sotto il nome di teoria Geopolitica , l'equivalente di ciò che offre ai costruttori di ponti la conoscenza dei materiali , una cosa del genere non si ha , e non si avrà mai”.
Tra tutte solamente le teorie che si fondano su evidenze geografiche possono dirsi Generali , proprio perché fondate sulla morfologia del pianeta e sulle cronache storiche in fatto di invasioni e diffusione della popolazione umana e delle sue attività ,le altre risentono dello zeitgeist e dei limiti imposti dallo sviluppo tecnologico dell'epoca.
Si potrebbe però affermare che le stesse teorie ,fondate sulle caratteristiche fisiche dei territori, come quelle che danno maggiore importanza alla massa terrestre piuttosto che a quella marittima ,siano state esse stesse influenzate dal pensiero e dalle necessità strategiche del tempo. E' vero però che l'ultimo secolo ha visto nell'area mediorientale ,nel sudest asiatico e nell'area dell'Europa dell'Est l'obiettivo delle principali potenze e che quelle aree siano oggi ancora terreno di scontro militare o economico.
Se lo sviluppo tecnologico del mondo si orienterà sempre più verso l'uso di energie alternative, le aree ricche di idrocarburi potrebbero perdere la loro centralità Geopolitica a scapito di altre aree ed i presupposti geografici delle teorie Geopolitiche potrebbero dover essere ridefiniti.

La cornice storica è fondamentale nell'enunciazione di quelle teorie Geopolitiche tanto quanto lo è l'obiettivo che le dottrine stesse si propongono.
Inoltre non esistono teorie Geopolitiche valide per un dato Sistema di Potere , sia esso Socialista, Democratico o Dittatoriale in quanto tale. Esistono poi paesi che non hanno sviluppato dottrine Geopolitiche proprie né hanno importato quelle di altri.
L'applicazione della teoria Geopolitica di Hausofer , con la sua sfrenata tendenza espansionista potrebbe , oggi , trovare più estimatori tra le file di Al Qaeda che non tra i membri del Partito Comunista Cinese per il quale non è semplicemente un'opzione percorribile.

La Cina ha importato il pensiero Comunista da un tedesco come Marx ma non ha , e non potrebbe , importare alcuna delle dottrine Geopolitiche di scuola tedesca poiché il sostrato culturale su cui si fondano le due civiltà è completamente diverso e diverse sono le esigenze psicologiche che le relative geografie hanno plasmato nei loro abitanti.
Le teorie passate e presenti fondano i loro obiettivi nella conquista di territori ieri fisici oggi anche e soprattutto virtuali , ma sono limitate dal quadro politico più ampio e dalle possibilità materiali e tecnologiche del tempo.
Sono inoltre differenti i “fatti Geopolitici” generabili e interpretabili : le sanzioni imposte dal congresso USA negli ultimi 30 anni alla Libia, all'Iraq, all'Iran alla Corea del Nord o alla Russia non erano nelle opzioni della Geopolitica della prima metà del Secolo scorso. Il ruolo delle fluttuazioni finanziarie sulla piazza borsistiche mondiali hanno oggi un ruolo Geopolitico che non avevano 50 anni fa.
Il pensiero Geopolitico è mutevole quanto può essere mutevole l'architettura del Potere nel Mondo. La configurazione delle Relazioni Internazionali impone le linee più ampie e prioritarie , in termini di autorità e la Geopolitica vi si conforma , in qualità di braccio operativo , se vogliamo dire così, nei teatri e nelle situazioni di scontro.


Caduto il muro , scongiurata la guerra atomica , può ripartire la Guerra Economico-finanziaria interrotta nel 1914 tra le grandi economie del Pianeta , che ormai sono dislocate in ogni emisfero e a ogni latitudine.
Le guerre non cessano ma cambiano forma .E motivazione.
Durante il momento unipolare americano dall'89 al 2001, le nuove teorie geopolitiche prendono  spunto dalle riflessioni Huntington o Fukuyama dei primi anni '90 ,ovvero da quelle teorie in ambito politico-filosofico che hanno generato l'ondata suprematista che ha sostenuto l'azione americana.
Negli anni '90 l'incontro fra Geopolitica e la Cultura dà luogo ad uno Scontro di Civiltà che attraverserà il Mondo per i successivi 20.
Su questo filone si innesteranno le teorie dei Neo-Con e e Teo-Con americani come Kupchan,Kaplan e Perle o dei “liberali interventisti” come Kagan, che detteranno l'agenda di Politica Estera Americana dal 2000 al 2008.
Il Giudizio della Storia è ancora sospeso sulla loro opera , almeno fino a quando non si sarà posata definitivamente la polvere sulle macerie delle guerre in Medio Oriente.

L'ambiente della Geopolitica del XXI° Secolo.
 
Yves Lacoste su Limes , la rivista italiana di Geopolitica scriveva nel 1994 :Contrariamente a coloro che proclamano che il mondo si degeopoliticizza (sic) perché la guerra fredda è finita, si può pensare che il mondo entri progressiva-
mente nell’èra della geopolitica. E si tratta di fenomeni geopolitici sempre più
complessi e interdipendenti“
Gli ultimi 25 anni hanno visto la realizzazione di un sistema finanziario-industriale altamente integrato che permette ai grandi capitali finanziari di fluttuare da un Circuito Economico ad un altro dalle obbligazioni Statali ,alle Borse valori,ai Futures sulle merci e sul petrolio in maniera pressoché immediata. Ciò crea un ambiente su cui agire e permette a quei capitali di divenire una leva per influenzare nelle loro decisioni le Nazioni in cui quei capitali si riversano.
Quegli stessi capitali finanziano la costruzione di pipelines per il petrolio o per il gas che corrono attraverso diverse Nazioni dal luogo di estrazione al mercato di utilizzo finale. Inutile dire che queste infrastrutture creano legami geopolitici e sono oggetto di geopolitica dalla fase della loro ideazione fino alla fase di realizzazione e messa in opera.
Consideriamo poi i traffici commerciali su terra e via mare, che sono sviluppati come mai lo erano stati sinora.
Le rotte commerciali che si dispiegano su tutti i mari hanno bisogno di una rete di sicurezza che impedisca loro di essere interrotte da guerre o pirateria. Questo viene garantito da un controllo internazionale sui punti nodali dei traffici come Suez, Malacca, Aden ed il Mar Rosso, le coste sud dello Sri Lanka. Anche qui il controllo delle linee commerciali è oggetto di Geopolitica prova ne è , ad esempio , la fitta attività cinese per dotarsi di punti attracco ed attraversamento alternativi al controllo americano come il porto di Gwadar in Pakistan , all'imbocco di Hormuz e le trattative con la Thailandia per la realizzazione di un canale artificiale presso Kra che permetta di aggirare completamente Singapore e Malacca.
Che dire poi del sistema di produzione globalizzato che permette ad un prodotto ideato negli Stati Uniti di essere realizzato in Cina o Vietnam e ed essere poi recapitato via nave ad un acquirente europeo?Quanto la Geopolitica entra nelle considerazioni degli investitori internazionali per determinare la locazione di uno stabilimento o l'apertura di un nuovo mercato per loro prodotti?
Non è certo materia di questp post sviscerare completamente i rapporti che compongono il Sistema Economico Internazionale ,ma è necessario ridefinire l'ambito Geografico del termine Geopolitica che è solo più in parte connotato da caratteristiche fisiche e sempre più da elementi immateriali come gli scambi finanziari o il commercio elettronico .Si moltiplicano gli ambiti in cui possono avvenire Fatti Geopolitici per cui si amplia la base sulla quale le teorie geopolitiche possono svilupparsi e mutare nei loro mezzi , se non nei loro fini.
All'inizio del secondo decennio del nuovo secolo , la Geopolitica , dopo la Cultura , incontra anche l'Economia e trova nuovi attori e nuovi Autori , tra i paesi emergenti quali Cina , Russia ed India , paesi che stanno obbligando l'occidente , nuovamente , a ridisegnare le mappe del globo.
Della produzione americana si conosce molto ,meno se ne sa invece di quella Russa ,Indiana o Cinese.
E poi , si può parlare di una Geopolitica Brasiliana? Quali sono gli ambiti della Geopolitica Sudafricana?
Non tutti i paesi hanno la possibilità di essere soggetti attivi nel campo della Geopolitica ed anzi molti ne sono esclusivamente soggetto passivo. L'ultimo mezzo Secolo ha visto alcuni paesi passare dallo stato passivo a quello attivo come ad esempio il Brasile o la Cina e l'aumento di consessi internazionali in cui i paesi una volta detti in via di sviluppo partecipano come interlocutori allo stesso livello delle Grandi Potenze come USA,Russia ed EU.

Geopolitiche a confronto.
 
Secondo John Agnew, geografo politico ed economico scozzese-americano e
past-president dell’Aag, l’associazione dei geografi americani, nella geografia po-litica americana non esiste oggi un intellettuale che «sussurri all’orecchio del principe» paragonabile a Bowman con Wilson e Roosevelt. Sul piano delle strategie, da decenni si è manifestato un progressivo disincanto da parte del mondo accademico americano – non solo in ambito geografico verso la possibilità di influire sulla politica estera degli Stati Uniti.
Robert Kaplan però, già sostenitore della guerra in Iraq, nel suo articolo «La vendetta della geografia» fa professione di un nuovo «realismo» nelle relazioni internazionali degli Stati Uniti e invoca il ritorno al «determinismo» della geografia fisica. Facendo appello prima all’ammiraglio Mahan per spiegare come l’Oceano Indiano sarà al cuore della competizione geopolitica tra Cina e India nel XXI secolo, poi a Spykman, che nel 1943 avrebbe predetto l’ascesa cinese, egli riscopre infine Mackinder. Il geopolitico britannico considerava la storia europea «subordinata» a quella dell’Asia. E' questa la prospettiva giusta, secondo Kaplan, per considerare l’attuale«proiezione di potenza americana in Afghanistan e in Iraq e le attuali tensioni con la Russia sui destini politici dell’Asia centrale e del Caucaso»
Intanto in Russia la corrente Geopolitica capeggiata da Alexander Dugin , prospetta una più stretta cooperazione con la Cina e la creazione di un blocco anti-atlantico , portatore di valori tradizionali ed egemone di tutta la massa euroasiatica e definisce la sua Teoria Eurasiatismo , una Teoria che “può essere definito come un progetto dell’integrazione strategica, geopolitica ed economica del continente eurasiatico settentrionale, considerato come la culla della storia e la matrice delle nazioni europee”.
Quali scenari che si renderebbero possibili se le scelte fatte a livello politico dalle grandi potenze mondiali si orientassero sulle deduzioni compiute dagli Autori più influenti nel dibattito internazionale ?
Quanto è già in atto , è frutto degli assunti di queste teorie?
Ad esempio , il TTIP ha potenzialmente i presupposti per creare uno spazio nuovo sulla scena Geopolitica. Una più stretta integrazione euro americana avverrebbe fatalmente a spese della Russia ,già demonizzata per i fatti d'Ucraina , e forse della Cina. Gli altri contendenti potrebbero unirsi per competere a livello globale o cadere preda di quell'aggregazione? 
Potrebbero invece i due più grandi attori sulla massa euroasiatica unirsi più strettamente e trovare un obiettivo comune? 
Potremmo rivivere una politica dei blocchi tra Stati Uniti ed Europa da una parte e Russia e Cina dall'altra con i restanti BRICS a fungere da preda dei due?
Possiamo fare a meno della Geopolitica nel XXI° Secolo? 
No di certo,meglio di no.

venerdì 14 marzo 2014

Kiev val bene una guerra?

Tornano di moda le "sfere di influenza" nei discorsi di Geopolitica.
Questa teoria,postulata negli anni della Guerra Fredda, affermava la presenza di aurea di influenza politica,culturale,militare che attorniava le grandi potenze e che attraeva a sè i paesi periferici.
A volte le sfere collidevano , come in Vietnam o Afghanistan e vi si generavano guerre in cui i due grandi blocchi non venivano a contatto direttamente ma attraverso i "resistenti" , come si direbbe oggi, locali.
Allora però i paesi periferici erano quasi tutti ad oriente,in parte in medio-oriente ma non in Europa dove i due blocchi si fronteggiavano all'altezza di Berlino e Trieste.
Oggi la Nuova Frontiera va da Tallinn a Istanbul.
In 25 anni la Russia ha perso 5250000 Km2 di territorio cuscinetto fra sè , la Francia,la Germania e soprattutto gli Stati Uniti.
Oggi la NATO copre qusi interamente con la sua ala tutto il fronte occidentale russo ad eccezione della Bielorussia e dell'Ucraina.
l'Ucraina,appunto.
Dell'Ucraina sappiamo molto,è un paese che è stato "coperto" ampiamente dai media nazionali durante le sue vicissitudini politiche.Ricordiamo tutti la rivoluzione arancione di Yushenko ed il Polonio che lo avvelenò ,poi le vicende della Timoshenko e il suo imprigionamento e oggi la rivoluzione in diretta ed i prodromi di una guerra mondiale tra la NATO e la Russia.
Quello che si è dispiegato negli ultimi 10 anni è stato un continuo ed inesorabile insinuarsi del blocco occidentale nella sfera di influenza Russa per completare l'accerchiamento sull'intero fianco est attraverso l'inclusione dell'Ucraina nella NATO prima e nell'UE, poi.
Dell'Ucraina sappiamo anche che per la civiltà Russa , Kiev è un pò come Roma è per noi italiani.Una Culla.
Sappiamo anche che l'Ucraina è divisa abbastanza chiaramente in due aree territoriali ed etnico-religiose tra le quali quella Russa si situa chiaramente al di la del Dniepr e nella quale il reddito medio è più elevato che nel resto del paese.Ovvio che questa parte spinga per restare legata, conglobata , alla Russia e che quest'ultima abbia forti interessi economici legati al gas e militari a causa della presenza della flotta sul Mar Nero a Sebastopoli.
La sfera di influenza russa non può restringersi al di sotto di una soglia psicologica al di sotto della quale scatta automaticamente ,nella mente dei russi, la sindrome da assedio di Stalingrado e un concomitante risorgere dell'orgoglio russo.
A cosa può portare questo?La Russia farà ovviamente valere i suoi punti forti come fornitore di energia,materie prime e capitali oltre che come mercato di sbocco per i prodotti tedeschi,francesi e italiani.
I tedeschi hanno in atto con la Russia una forte prtnership nel consorzio NorthStream che aggira l'Ucraina e le Repubbliche Baltiche per portare direttamente il gas russo in Germania.
A sud, Italia,Austria e Francia partecipano al consorzio SouthStream che attraversa il mar Nero e arriva a Taranto e BaumGarter in Austria.
Miliardi di Metri Cubi di Gas dalla Russia all'Europa,Miliardi di Euro che transitano dall'Europa alla Russia in un commercio che nei prossimi anni potrebbe metter fine al dominio del Dollaro come valuta di riserva per gli scambi energetici.
Gli americani nicchiano affermando "a noi va bene qualsiasi soluzione" ma sono chiaramente parte in causa visto il supporto dato al putsch di Yatsenuk e alla minaccia di sanzioni contro la Russia.
Con una spartizione su line etnico-linguistiche il punto di partenza dei tubi che ora attraversano l'Ucraina rimarrebbe in mano Russa mentre l'UE ,di cui l'Ucraina dovesse fare parte, potrebbeentrare in possesso della rete di gasdotti che attraversano il territorio occidentale.
Intanto però vorrebbe dire aver guadagnato altri 150000 Km2 di territorio cuscinetto.
I russi iniziano a pensar male.

mercoledì 19 febbraio 2014

Il (buon)senso delle cose


Questo perdurante stato di crisi economica e politica ha intaccato molte delle concezioni di senso acquisite negli ultimi decenni.Il risultato è una sorta di spaesamento ,un trovarsi a fare le stesse cose di tutti i giorni chiedendosi troppi perché ,una sensazione di assenza di punti fermi per orientarsi e di trovarsi invece in mezzo ad un’ardua navigazione a vista.
La depressione economica,perché ormai tant’è, ha messo in dubbio le capacità progressive dell’attuale sistema economico , ha colpito le nostre certezze materiali e ci ha costretti ad un ridimensionamento mettendo in luce che la regola è :“si è quello che si ha”.
Ecco il primo senso che vacilla :il senso d’identità.
Anche il senso della politica è sceso a livelli infimi, sia nei politici stessi le cui cronache sono ormai più giudiziarie che parlamentari, sia nei cittadini ,che hanno smarrito il senso della rappresentanza,anche se non soprattutto a causa dei primi.Alla distruzione del senso del tempo ha provveduto poi internet, grazie al quale non tramonta mai il sole tra un tweet a Sidney ed  un “Mi piace” a Macugnaga.Il senso del pudore veicolato dai media sembra voler sfondare ogni volta un nuovo limite ,il senso civico è ormai specie protetta così come il senso delle regole,il senso del bello non tramonta mai ma vi hanno costruito un palasport davanti e lo stesso senso dell’umorismo,di questi tempi ,genera un senso di autodifesa .
Ad ogni modo, in generale , si percepisce una Realtà liquida,inafferrabile: ogni giorno che passa è una nuova martellata sul muro delle nostre certezze.
Ovviamente la vittima principale è il Buonsenso.Il buon , vecchio ,buonsenso,si diceva una volta, ma appunto una volta. E ora?Se non esiste più un senso comune,perché tutto è relativo ed ognuno è quel che è,cosa è buono in senso lato?E’ buonsenso spendere poco perché c’è la crisi o ha senso spendere per far ripartire l’economia?E’ buonsenso continuare a votare gli stessi partiti senza senso dello stato che oggi governano insieme senza senso di vergogna, o ha senso opporsi e ripensare il senso dello stare insieme?
Ecco , ci siamo di nuovo persi.Serve senso dell’orientamento al giorno d’oggi.
La vita ha sicuramente un verso unidirezionale,dalla culla al sepolcro, ma esiste più di un modo per darle un senso: per secoli la religione ha fornito l’unico senso della Vita ,ovvero IL senso della Vita,e tutti gli altri sensi ad esso collegati.Poi la politica ha illuso che quel senso fosse un prodotto della propria volontà,o della volontà delle masse.Oggi è l’economia a dare un senso a ciò che siamo definendoci per livelli di reddito,mentre la società si adegua,volente o nolente , alle necessità del mercato di merci ,uomini e capitali e chi si oppone viene tacciato di essere senza senso.
Se non recuperiamo il senso di identità,di destino comune,il senso del possibile ,il senso di ragionevolezza , il Buonsenso ,che per definizione ci fa fare le cose per bene “perché è meglio per tutti”, diverrà relativo e con esso anche la possibilità di trovare le giuste soluzioni ai troppi problemi sul tavolo.Ha senso pensarci su.