In Polonia
si sono appena svolte le elezioni nazionali e il partito Diritto e
Giustizia (PiS) le ha vinte con il 39% dei volti. Il governo uscente
ha preso il 24%. Ovviamente è già stato etichettato come “
partito ultranazionalista, populista ed euroscettico” dalla stampa
italiana ed internazionale secondo un ben noto clichè. L'eurocrazia
vede come fumo negli occhi qualsiasi forma di nazionalismo, anche la
più blanda. L'accusa di populismo viene di conseguenza. Sull'accusa
di euroscetticismo non c'è invece nulla da eccepire visto che la
Polonia non adotta l'Euro e non sembra neanche tentata più dal
farlo. La Polonia viene già affiancata alla “terribile” Ungheria
di Orban ma presto altre nazioni potrebbero seguirle in questa nuova
lista di proscrizione compilata a Washington e Bruxelles. Inoltre
manifesta una comunanza di vedute anche con Serbia, Croazia e
Slovenia sulla questione dei migranti. Sebbene infatti la Polonia non
sia interessata dal flusso diretto dei profughi e dei migranti è
però investita dalla richiesta europea affinché si faccia carico di
una quota di essi. E' comunque tutta l'area centro-europea ad essere
più che mai al centro di tensioni geopolitiche di cui le carovane di
migranti provenienti dal medio oriente e dalla Turchia sono più un
effetto che una causa. L'area ha diversi punti fermi di natura
militare, economica e politica che la rendono rigida e fragile allo
stesso tempo. Un po' come accade alla ghisa, capace di resistere a
notevoli pressioni ma anche di andare in frantumi sotto un colpo ben
assestato. E' rigida nella sua impostazione filo-atlantista e
antirussa dettata dalla partecipazione alla NATO di quasi tutte le
nazioni che la compongono. E' rigida anche nei confronti dell'Unione
Europea con la quale ha il maggior interscambio commerciale e della
quale segue le decisioni politiche, anche se non sempre del tutto
convinta. E' fragile in quanto ancora troppo dipendente dalla Russia
in campo energetico ed economico, come testimoniano i danni arrecati
dalle contro-sanzioni russe al commercio della Polonia o della
Repubblica Ceca. Ha però un'enorme punto di forza: la sovranità
economica. A parte Slovacchia e Slovenia le altre nazioni dell'ex
blocco socialista hanno mantenuto la propria moneta sebbene alcune di
esse abbiano intrapreso le procedure per adottare l'Euro. In un epoca
di governo economico, i diktat politici si possono anche sfidare se
si ha un'alternativa. Se però da una parte c'è l'Euro, con le sue
dure leggi di austerità e pareggio di bilancio, dall'altra parte
l'alternativa può essere il Rublo? Da tempo Mosca cerca di aggirare
l'uso del dollaro nelle transazioni internazionali ed inoltre la
recente minaccia di espellere la Russia dal circuito SWIFT ha portato
ad un ritorno alle transazioni in rubli con paesi extra UE. La
svalutazione della moneta russa ha avuto un però un forte impatto e
la sua instabilità crea un elemento di incertezza nei rapporti
economici con l'est Europa. Per tutti questi motivi quest'area è
quindi il vero crocevia d'Europa, o per dirla con il celebre geografo
Sir Harford Mackinder, dell'Eurasia. Fu infatti il geopolitico
inglese nel 1919 ad affermare “ Chi controlla l'Europa dell'Est,
comanda l'Heartland, chi comanda l'Heartland comanda l'isola mondo,
chi comanda l'Isola Mondo comanda il Mondo”. L'area
che va dal Mar Baltico all'Adriatico e al Mar Nero è infatti al
contempo una cerniera tra l'occidente cattolico e l'est ortodosso,
tra un sud musulmano ed un nord cristiano. La cultura slava e quella
latina coabitano ma per la maggior parte delle nazioni di questa
parte d'Europa il trait d'union è ancora la matrice mitteleuropea
retaggio dell'impero austroungarico. Quanto sono importanti le
nazioni dell'est per l'Unione Europea ,e sottinteso per gli Stati
Uniti? Quanto lo sono per la Russia? Quanto ancora si potrà sperare
nella benevolenza turca nel trattenere i profughi che attraversano il
suo territorio con il desiderio di andare in Germania o in Svezia?
La geopolitica è tornata in forze nelle analisi sull'attuale
situazione nell'est Europa, poiché non vi è , e non potrebbe
esservi, una chiave di lettura univoca per ciò che sta accadendo
politicamente. Nei confronti di alcuni paesi, come i Baltici o la
Polonia , si sta agitando lo spettro russo, con annesso panorama
ucraino fatto di invasioni e partizioni. Dall'altra però ungheresi
e, probabilmente nei prossimi mesi, polacchi gradiscono
l'interpretazione “sovranista” data da Putin all'intervento in
Siria. Secondo quest'ultimo, infatti, Bashar Al Assad rappresenta
il legittimo governo siriano, quindi la Russia interviene per
ripristinare la legalità dietro sua esplicita richiesta. Il governo
uscito dalle urne è perciò l'unico autorizzato a governare e non ci
sono rivoluzioni colorate che tengano. Una bella assicurazione sulla
vita per quei governi che anche in Europa vogliono continuare a
mantenersi il più possibile indipendenti dal pensiero unico
econo-tecnocratico. C'è poi il fattore G. La Germania è il vero
dominus dell'area e probabilmente se oggi non esistesse l'Euro
sarebbe il Marco la moneta da Stettino ad Atene. I tedeschi tengono
particolarmente al loro “giardino di casa” forse più che al
resto d'Europa. I disaccordi con gli USA circa la gestione della
questione ucraina e le aperture a Putin sull'intervento in Siria
stanno segnalando la volontà tedesca di non cedere alla volontà di
Washington di isolare la Russia. La Germania è il primo esportatore
in quel paese e non vuole certo perderlo così come non vuole perdere
l'influenza che ha nei paesi dell'est Europa. Anche l'Italia, per
voce del suo primo Ministro, ha fatto notare che le sanzioni alla
Russia danneggiano particolarmente il proprio commercio estero ma la
linea dura di Washington non permette deviazioni. Al momento le
sanzioni europee sono garantite fino al gennaio 2016 ma è già in
vista un prolungamento. Le controsanzioni russe termineranno a giugno
dell'anno entrante. Ad oggi, quindi, l'area che va dalla Germania
alla Grecia, se non alla Turchia, è parzialmente separata
economicamente dalla Russia a causa di sanzioni e controsanzioni e
contemporaneamente molti dei paesi che la compongono hanno frizioni
con l'UE sia in merito alla gestione dei profughi sia per quanto attiene a materie
economiche. Pensiamo a Grecia, Ungheria, Polonia, Slovenia, Croazia.
La svolta nazionalista della Polonia dopo quella ungherese e quella,
estrema, dell'Ucraina, è parte di una reazione delle opinioni
pubbliche est europee di fronte ai problemi posti dall'appartenenza
all'Unione Europea da un lato e dal risveglio della ricerca
identitaria di fronte all'invasione che proviene dal meridione
islamico. La Russia ha ancora una forte influenza in tutta l'area e
gradisce le rivendicazioni nazionaliste ed i partiti che le
propugnano. Estremizzando, ma non troppo, possiamo ipotizzare di
essere in una fase pilota del TTIP, con la Russia esclusa dall'area
economica europea, Italia e Germania, che dal trattato non avrebbero
molto da guadagnare, insofferenti ed i paesi est europei in preda ai
dubbi.In 25 anni i cittadini delle nazioni est-europee sono passate dal comunismo al liberalismo, dal Patto di Varsavia alla NATO dal Rublo all'Euro, dall'Unione Sovietica all'Euro. Ovviamente ognuno di questi passaggi ha lasciato perlomeno qualche dubbio nelle opinioni che questi cittadini si sono fatti circa il percorso fatto sinora. In
Repubblica Ceca alle ultime elezioni del 2013 il secondo partito dopo
quello Socialdemocratico, primo con il 20,46 dei consensi è stato il
“Partito dei cittadini insoddisfatti” con il 18,66. Più chiaro
di così.
Un Blog per liberare pensieri e ragionamenti ispirati,e necessari, alla realtà quotidiana. Perchè spesso siamo portati a pensare in modi che non ci appartengono,ispirati da chi ha interesse a conformare il pensiero generale verso verità semplici, logiche e incontrovertibili ma che in realtà, scansano dal nostro cervello tutte le altre e le nascondono. La mancanza di Idee porta all'inazione ed alla morte di Se
Perchè Ordine e Progresso?
Il Blog prende il nome dal motto inscritto sulla bandiera del Brasile e mutuato da un'aforisma di Auguste Comte.
Questi, uno dei padri della Sociologia, era una convinto positivista, il che nel 1896 lo rendeva anche un progressista.
L'importante è , come infatti Comte mette al primo punto, che l'Amore sia sempre il principio cardine dell'Agire.
L'Amore per principio e l'Ordine per fondamento;il Progresso per fine
Auguste Comte ,1896
martedì 8 dicembre 2015
L'Est Europa Tra incudine europea e martello Russo-Turco
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