Perchè Ordine e Progresso?

Il Blog prende il nome dal motto inscritto sulla bandiera del Brasile e mutuato da un'aforisma di Auguste Comte.
Questi, uno dei padri della Sociologia, era una convinto positivista, il che nel 1896 lo rendeva anche un progressista.
L'importante è , come infatti Comte mette al primo punto, che l'Amore sia sempre il principio cardine dell'Agire.


L'Amore per principio e l'Ordine per fondamento;il Progresso per fine

Auguste Comte ,1896

lunedì 19 ottobre 2020

Che fatica esser cristiani.



Che fatica esser cristiani.


La religione Cristiana si fonda sugli insegnamenti di Gesù, il Dio fattosi Uomo.


Detta così sembra un'affermazione banale, forse perché, dopo 2020 anni, diamo per scontata l'esistenza di atteggiamenti quali la compassione, l'amore verso il prossimo, la tolleranza e in generale di tutti quei valori considerati positivi e fondanti dalle società occidentali. Va da sè che questi valori esistano anche nelle altre civiltà, siano esse fondate su principi religiosi o meno, ma in alcune di esse valgono solo per gli aderenti a quelle stesse civiltà. Alcune di esse hanno in comune con il Cristianesimo la stessa radice, il monoteismo, altre sono politeiste, altre ancora sono apertamente atee.


Alla prima categoria appartengono ebraismo e Islam, al secondo l'induismo, al terzo le nazioni materialiste come la Cina. Solo il Cristianesimo, però, definisce sé stesso come Universale. Il messaggio di Cristo è destinato a tutti gli esseri umani, indistintamente, al di sopra di ogni credo specifico o orientamento politico. Non può dirsi lo stesso per tutte le altre religioni o per quelle civiltà che propugnano l'assenza tout-court di un Dio o la presenza di molteplici Dei.


Alcune di esse definiscono "infedeli" coloro i quali non vi appartengono, per altre non è possibile esserne parte se non per discendenza di sangue, alcune prevedono l'appartenenza ad un determinato gruppo etnico. Il cristianesimo professa la fratellanza di tutti, l'Amore incondizionato di Dio e la salvezza per tutti. Le sue regole sono meno stringenti di quelle delle altre religioni, non vi è ad esempio una stretta regola alimentare o un abbigliamento da tenere, e vige il principio ultimo del "libero arbitrio" a cui ognuno è sottoposto in piena coscienza di sé.


Si potrebbe continuare, in una sorta di analisi comparata tra le religioni (o le teorie che prevedono l'assenza di un Ente Supremo), ma in definitiva i principi del cristianesimo sono stati enunciati, tutti, nel famoso "discorso della montagna " di Gesù: misericordia, umiltà, compassione, capacità di perdono, amore verso il prossimo. Il cristianesimo e i suoi fedeli, sono sotto attacco da almeno un decennio, a volte in forme anche molto violente. Non è solo la presenza fisica dei cristiani ad essere osteggiata, ma la stessa dottrina: in alcuni paesi di quella che è stata l'area del mondo che né è stata per secoli il centro propulsivo, l'Europa, essa è ridotta a mera "convinzione personale" e non sembra più essere il fondamento dei Valori di quelle società.


In alcune di esse non è esercitata più dalla maggioranza della popolazione ed è, in alcuni casi, osteggiata tanto dalle entità statali che dai credenti delle religioni "importate". In Europa, ma non nelle aree in cui vige una diversa sensibilità religiosa come Arabia Saudita o Cina, vige oggi la spinta alla multiculturalità, e la sensazione che una religione come quella cristiana sia "scomoda" per chi gestisce il potere è forte.


La sua natura di religione del "Dio che si è fatto uomo" le impone di essere aperta a tutti. Il suo è un messaggio di una Pace disarmante, tra tutti e tutti.Il suo essere religione di mediazione tra l'uomo e Dio, la rende parte terza, con un'interpretazione diversa da quella delle altre religioni del libro che hanno con il Dio di Abramo, un rapporto univoco, più diretto. Il Cristianesimo è una religione che deve stare "tra": tra la gente, tra il Potere e le persone, tra Dio e l'Uomo.


In un mondo multiculturale, "liquido", interconnesso, competitivo, aperto, il Cristianesimo ed i cristiani sono sottoposti ad una forte tensione etica. L'Islam radicale e le sue manifestazioni a volte violente, la forte immigrazione, le teorie di genere, la sessualizzazione della società, la laicizzazione, pongono sfide immense all'applicazione pratica della dottrina cristiana proprio in virtù della sua stessa natura.


Come conciliare la propria pratica religiosa alle limitazioni poste dalla convivenza con altre forme religiose? Come comportarsi di fronte alla riduzione della visibilità e alla diffusione del messaggio cristiano poste dal principio di "laicità"? Come coniugare la tolleranza verso la diversità, specialmente sessuale, con i dettami del "Sacro Libro"?


In definitiva, è possibile per una religione che professa l'Universalità del proprio messaggio, sopravvivere all'applicazione pratica di quegli stessi principi,con la certezza che esso non sia strumentalizzato per portarlo alla sua scomparsa?


C'è il rischio che il Cristianesimo si dissolva nella "Società Liquida" e ne diventi una parte, idea tra le idee, patrimonio di alcuni, colore per molti, ma che ne sarà del suo Messaggio?


Siamo pronti a un Mondo interamente governato da Nazioni non Cristiane, come non è mai avvenuto dal 1492 in poi? Quale Messaggio porteranno con sé al Mondo?


La risposta non è formulabile in maniera semplice, ma forse è possibile partire dall'osservazione che il Mondo in cui viviamo è stato fortemente plasmato dal Messaggio e dalla pratica Cristiana e che quei "Diritti Umani" che oggi la maggior parte delle Nazioni si impegna a difendere derivano in ultima istanza da quelli enunciati da Cristo in quel celebre Sermone della montagna, quasi 2000 anni fa.


Dovremmo chiederci se il mondo in cui viviamo sarebbe lo stesso se quelle parole non fossero mai state pronunciate, se mai nessuno avesse lottato per promuoverle e diffonderle , anche a costo della propria vita, se non fosse mai esistita una comunità pronta a stringersi attorno ad esse per farne il cuore di civiltà fondate sulla quegli insegnamenti.


Il messaggio di Cristo passa necessariamente attraverso i Cristiani: esistere in quanto tali è già garanzia della continuità di quel messaggio, resistere mantiene accesa la fiamma di quel messaggio e della civiltà che esso ha creato, diffonderlo e praticarlo è il miglior mezzo per mantenerlo vivo.


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30anni e non sentirli.

 


Il Nagorno-Karabakh (NK) è una sperduta regione del caucaso meridionale, ad ovest del mar Caspio, ed è contesa da 30 anni tra Armenia, paese senza accesso al mare e Cristiana e Azerbaijan affacciato sul Mar Caspio e Sciita. E' un caso curioso anche in politica internazionale in quanto emette francobolli e monete come un qualsiasi stato ma non è riconosciuto se non dall'Armenia, della quale è un'enclave nel territorio azero. La storia della rivalità è secolare, ma riemerge oggi, come altre sulla rotta dei gasdotti e petrodotti che dal caucaso, dalla Turchia,dall'Iran, dal'Azerbaijan partono e passano. Anche qui, come in Siria, si scontrano Russia, Turchia, Israele, emirati e Iran, con lealtà e accordi che altrove non funzionerebbero. L'Azerbaijian ha dalla sua Erdogan, Tel Aviv, e in maniera defilata e accorta, l'Iran, l'Armenia conta sulla sua ampia ed influente diaspora e sulla Russia, dalla quale acquista la magior parte del proprio armamento, così come l'Azerbaijian. Israele è interessata ai gasdotti che le arrivano dall'Azerbaijan e che non sono molto distanti dal NK. Siamo di nuovo di fronte a un puzzle geopolitico, dove gli interessi delle Nazioni sono posti al massimo interesse, travalicando anche la coerenza religiosa o politica. Se pare corretto che gli ortodossi russi parteggino per i cristiani armeni, che dei sunniti turchi e degli ebrei isrealiani spalleggino degli sciiti turcofoni confonde. Il punto è che quando si parla di rotte energetiche, si sta trattando della più pura lotta per la sopravvivenza delle Nazioni e nell'aree caucasica e mediterraneo-orientale, la quantità di giacimenti e gasdotti esistente e in realizzazione, è tale da scatenare lotte violente. Un'altra guerra in quell'area è inoltre è un buon modo per coinvolgere Mosca su un altro fronte e porla nelle condizioni di dover tornare a mediare tra Erevan e Baku, delle quali vorrebbe continuare ad essere buona amica. Potrebbe uscirne proponendo un referendum per l'autodeterminazione del NK, che probabilmente sceglierebbe l'Armenia (se non sè stesso), ponendo fine ad un secolo di lotte in un territorio in cui il 98% degli abitanti è di etnia armena, formalmente parte dell'Azeirbaijan ma autoproclamatosi indipendente dal 1988 con l'aiuto dell'Armenia, paese di cui usa moneta e lingua. I russi hanno fatto così per la Crimea e possono ripetersi. Erdogan non è d'accordo e lo ha già detto. Non c'è niente da fare, quello con Putin è proprio un rapporto tormentato.

 

Immagine:https://it.wikipedia.org/wiki/Nagorno_Karabakh#/media/File:Location_Nagorno-Karabakh2.png

domenica 4 ottobre 2020

Cara, mi si è ristretta la crescita.


Arriva l'autunno e puntualmente, come prevista mesi fa, anche la “seconda ondata”. Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Italia, segnalano un aumento dei contagi, sebbene con meno morti che a marzo. L'economia, già in debole ripresa, sta nuovamente scemando temendo la chiusura. Borse e materie prime crescono in USA e Cina, ma stentano in Europa. L'ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale segnala che nessun paese occidentale avrà un PIL positivo nel 2020, salvo rimbalzare del 50% nel 2021. L'unica nazione a non entrare in recessione è la Cina, che manterrà un saldo positivo in entrambi gli anni e tornerà a crescere dell'8% nel 21. Come è possibile? I cinesi si sono rivolti al proprio mercato interno, riversandovi le merci invendute all'estero. Il Partito Comunista Cinese, nel suo piano quinquennale, ha previsto un forte impulso al mercato interno e al raggiungimento della sicurezza alimentare. Negli ultimi mesi gli acquisti di soia e grano hanno fatto crescere il mercato, avvantaggiando anche USA e Brasile. Il PCC ha posto al 6% la soglia per evitare problemi sociali dovuti alla disoccupazione e sta cercando di distribuire in maniera più omogene a tanto la produzione interna che la popolazione, incentivata a restare nelle campagne e nelle provincie. I dazi USA ridurranno lo scambio di tecnologie avanzate e i cinesi stanno aumentando la propria capacità nella produzione di semiconduttori e software. I primi anni 20 vedranno una decisa regionalizzazione degli scambi, con sfere di influenza e forse anche aree monetarie chiuse. In Europa e USA potrebbero tornare produzioni ora in Asia puntando anche a un aumento degli scambi atlantici. Il commercio internazionale è stato trasformato dalla pandemia, bloccando tanto le linee dell'export est-ovest che quelle atlantiche. Le catene di fornitura mondiali si sono trovate di colpo troncate e ora corrono ai ripari “accorciandosi”, con le aziende cinesi a farne le spese e quelle dell'est europa a guadagnarci. Gli USA hanno ridotto le leloro importazioni dalla Cina del 20% e in generale stanno sostituendo i prodotti cinesi con quelli nazionali, dove possibile. Tra qualche anno quel che oggi compriamo “Made in China” sarà “Made in USA”. Chissà.

Mediterraneo, Mare Nostrum ma di chi?

 


Le acque del Mediterraneo orientale, tra Grecia, Turchia e Cipro, si stanno affollando di navi da guerra di diversi paesi. Anche gli aeroporti militari dei tre paesi si stanno riempiendo di aerei da caccia provenienti da diverse nazioni. A sostegno della Grecia sono Francia, Egitto, Israele ,Emirati Arabi Uniti (EAU) e Cipro, e negli ultimi giorni sono giunte anche navi russe. Il motivo è noto: in una zona di mare contesa da Ankara e Atene, i turchi hanno cominciato esplorazioni per verificare la presenza di giacimenti di gas, già peraltro scoperti al largo delle coste turche, sia sul Mediterraneo che sul Mar Nero. La Turchia punta a divenire un esportatore autonomo di gas e punto di snodo di molti dei traffici dell'area, in arrivo da Iran, Russia e Azerbaijian.Il problema è che i giacimenti sottomarini non rispettano le linee di demarcazione tra le nazioni disegnate sulle mappe e alcuni di queste tagliano immensi depositi che interessano tutta l'area. I russi non vogliono perdere il loro predominio sulla fornitura di gas all' Europa e alla stessa Turchia, specialmente in un momento in cui le sorti del gasdotto NorthStream2 sono in stallo, l'Iran, così come gli EAU, vogliono tenere aperti i corridoi per poter, un giorno, dirottare i propri immensi possedimenti verso la ricca Europa (attraverso il Libano e la Siria), impedendo la concorrenza turca. Israele, che ha scoperto anni fa un enorme giacimento al largo delle sue coste (e di quelle di Gaza), spera di poterlo sfruttare con l'aiuto americano e francese, passando per la Grecia. Il presidente Macron è arrivato a dire che "la Turchia non è più un partner", mettendo ancora più in crisi una NATO che non riesce a prendere posizione sulla vicenda. La guerra del gas interessa anche Italia e Germania: la prima è già punto di approdo di gasdotti in partenza da Algeria e Libia ed è al centro del progetto TAP, che parte dall'Azerbaijian e attraversa Turchia e Albania, la seconda è interessata al corridoio che parte dalla Turchia, attraversa i Balcani e arriva in Baviera attraverso l'Austria. Entrambe quindi sono interessate a mantenere buoni rapporti con Erdogan, ma sono anche impegnate, specie l'Italia, nell'intricata vicenda libica, nella quale i turchi stanno giocando un ruolo a noi non favorevole.Nel suo libro "Lo scontro di Civiltà", Samuel Huntington immaginava una NATO senza Grecia nè Turchia, per motivi di "disunità culturale" in quanto di religione ortodossa la prima e musulmana la seconda, in antitesi ad una preminenza culturale cristiana delle altre Nazioni componenti l'alleanza.Se fosse ancora vivo, la sua opinione su quanto sta accadendo sarebbe molto interessante.

La calma durante la tempesta.

 


 L'economia mondiale sta cercando di ritrovare spunti di normalità in questo periodo di emergenza sanitaria ma i segnali sono contrastanti. Se da un lato i dati sui contagi nel mondo trattengono l'economia reale dal ritornare a crescere come nei mesi antecedenti i lockdown, dall'altro le borse sono tornate al livello di marzo, con una ascesa di quasi il 40%. Il cielo non è però del tutto sereno nel mondo della finanza e a testimoniarlo è il prezzo dell'oro che ha raggiunto il massimo storico, avvicinandosi ai 2000 $ per oncia. Sembra quindi che gli operatori finanziari stiano affrontando simultaneamente due scommesse tra loro opposte: acquistare azioni per prepararsi ad un ritorno alla normalità e puntare sull'oro come copertura in caso lo scenario peggiori decisamente sino alla recessione globale. L'oro è da sempre un bene rifugio in contesti di incertezza economica o geopolitica ed in questo periodo, in cui entrambe sono ben presenti, ne risente positivamente. L'enorme massa di denaro creata dalle banche centrali crea infatti le condizioni per bassi tassi d'interesse che spingono ad indebitarsi per acquistare azioni ma, al contempo, genera timori di iper-inflazione che portano ad acquistare oro per proteggersi. Dal punto di vista geopolitico, i toni accesi tra Cina ed USA aprono scenari da guerra fredda e chiusura del mercato globale. Sembra quindi di trovarsi nel centro di un tornado dove, notoriamente, regna la calma mentre tutt'attorno è pioggia, vento e devastazione. In attesa quindi dell'autunno, che si annuncia difficile a causa della crisi dell'economia reale, che lascia presagire fallimenti, chiusure, riduzione di budget e licenziamenti, chi può specula mentre altri crecano di recuperare le perdite subite durante il picco di febbraio-marzo. Nel frattempo si attende di capire se i fondi stanziati da Bruxelles arriveranno in tempo, e in misura sufficiente, a frenare il crollo del PIL in tutta l'area europea ma il Presidente cinese Xi Jin Ping ha già detto chiaramente che per i prossimi anni sarà il mercato interno cinese al centro degli interessi di Pechino, ponendo dubbi sulla continuazione della globalizzazione e questo non giova alle economie del vecchio continente, molto, forse troppo, orientate all'export. L'inizio del terzo decennio del nuovo secolo si preannuncia tormentato come quello del secolo scorso.