Che fatica esser cristiani.
La religione Cristiana si fonda sugli insegnamenti di Gesù, il Dio fattosi Uomo.
Detta così sembra un'affermazione banale, forse perché, dopo 2020 anni, diamo per scontata l'esistenza di atteggiamenti quali la compassione, l'amore verso il prossimo, la tolleranza e in generale di tutti quei valori considerati positivi e fondanti dalle società occidentali. Va da sè che questi valori esistano anche nelle altre civiltà, siano esse fondate su principi religiosi o meno, ma in alcune di esse valgono solo per gli aderenti a quelle stesse civiltà. Alcune di esse hanno in comune con il Cristianesimo la stessa radice, il monoteismo, altre sono politeiste, altre ancora sono apertamente atee.
Alla prima categoria appartengono ebraismo e Islam, al secondo l'induismo, al terzo le nazioni materialiste come la Cina. Solo il Cristianesimo, però, definisce sé stesso come Universale. Il messaggio di Cristo è destinato a tutti gli esseri umani, indistintamente, al di sopra di ogni credo specifico o orientamento politico. Non può dirsi lo stesso per tutte le altre religioni o per quelle civiltà che propugnano l'assenza tout-court di un Dio o la presenza di molteplici Dei.
Alcune di esse definiscono "infedeli" coloro i quali non vi appartengono, per altre non è possibile esserne parte se non per discendenza di sangue, alcune prevedono l'appartenenza ad un determinato gruppo etnico. Il cristianesimo professa la fratellanza di tutti, l'Amore incondizionato di Dio e la salvezza per tutti. Le sue regole sono meno stringenti di quelle delle altre religioni, non vi è ad esempio una stretta regola alimentare o un abbigliamento da tenere, e vige il principio ultimo del "libero arbitrio" a cui ognuno è sottoposto in piena coscienza di sé.
Si potrebbe continuare, in una sorta di analisi comparata tra le religioni (o le teorie che prevedono l'assenza di un Ente Supremo), ma in definitiva i principi del cristianesimo sono stati enunciati, tutti, nel famoso "discorso della montagna " di Gesù: misericordia, umiltà, compassione, capacità di perdono, amore verso il prossimo. Il cristianesimo e i suoi fedeli, sono sotto attacco da almeno un decennio, a volte in forme anche molto violente. Non è solo la presenza fisica dei cristiani ad essere osteggiata, ma la stessa dottrina: in alcuni paesi di quella che è stata l'area del mondo che né è stata per secoli il centro propulsivo, l'Europa, essa è ridotta a mera "convinzione personale" e non sembra più essere il fondamento dei Valori di quelle società.
In alcune di esse non è esercitata più dalla maggioranza della popolazione ed è, in alcuni casi, osteggiata tanto dalle entità statali che dai credenti delle religioni "importate". In Europa, ma non nelle aree in cui vige una diversa sensibilità religiosa come Arabia Saudita o Cina, vige oggi la spinta alla multiculturalità, e la sensazione che una religione come quella cristiana sia "scomoda" per chi gestisce il potere è forte.
La sua natura di religione del "Dio che si è fatto uomo" le impone di essere aperta a tutti. Il suo è un messaggio di una Pace disarmante, tra tutti e tutti.Il suo essere religione di mediazione tra l'uomo e Dio, la rende parte terza, con un'interpretazione diversa da quella delle altre religioni del libro che hanno con il Dio di Abramo, un rapporto univoco, più diretto. Il Cristianesimo è una religione che deve stare "tra": tra la gente, tra il Potere e le persone, tra Dio e l'Uomo.
In un mondo multiculturale, "liquido", interconnesso, competitivo, aperto, il Cristianesimo ed i cristiani sono sottoposti ad una forte tensione etica. L'Islam radicale e le sue manifestazioni a volte violente, la forte immigrazione, le teorie di genere, la sessualizzazione della società, la laicizzazione, pongono sfide immense all'applicazione pratica della dottrina cristiana proprio in virtù della sua stessa natura.
Come conciliare la propria pratica religiosa alle limitazioni poste dalla convivenza con altre forme religiose? Come comportarsi di fronte alla riduzione della visibilità e alla diffusione del messaggio cristiano poste dal principio di "laicità"? Come coniugare la tolleranza verso la diversità, specialmente sessuale, con i dettami del "Sacro Libro"?
In definitiva, è possibile per una religione che professa l'Universalità del proprio messaggio, sopravvivere all'applicazione pratica di quegli stessi principi,con la certezza che esso non sia strumentalizzato per portarlo alla sua scomparsa?
C'è il rischio che il Cristianesimo si dissolva nella "Società Liquida" e ne diventi una parte, idea tra le idee, patrimonio di alcuni, colore per molti, ma che ne sarà del suo Messaggio?
Siamo pronti a un Mondo interamente governato da Nazioni non Cristiane, come non è mai avvenuto dal 1492 in poi? Quale Messaggio porteranno con sé al Mondo?
La risposta non è formulabile in maniera semplice, ma forse è possibile partire dall'osservazione che il Mondo in cui viviamo è stato fortemente plasmato dal Messaggio e dalla pratica Cristiana e che quei "Diritti Umani" che oggi la maggior parte delle Nazioni si impegna a difendere derivano in ultima istanza da quelli enunciati da Cristo in quel celebre Sermone della montagna, quasi 2000 anni fa.
Dovremmo chiederci se il mondo in cui viviamo sarebbe lo stesso se quelle parole non fossero mai state pronunciate, se mai nessuno avesse lottato per promuoverle e diffonderle , anche a costo della propria vita, se non fosse mai esistita una comunità pronta a stringersi attorno ad esse per farne il cuore di civiltà fondate sulla quegli insegnamenti.
Il messaggio di Cristo passa necessariamente attraverso i Cristiani: esistere in quanto tali è già garanzia della continuità di quel messaggio, resistere mantiene accesa la fiamma di quel messaggio e della civiltà che esso ha creato, diffonderlo e praticarlo è il miglior mezzo per mantenerlo vivo.
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