Perchè Ordine e Progresso?

Il Blog prende il nome dal motto inscritto sulla bandiera del Brasile e mutuato da un'aforisma di Auguste Comte.
Questi, uno dei padri della Sociologia, era una convinto positivista, il che nel 1896 lo rendeva anche un progressista.
L'importante è , come infatti Comte mette al primo punto, che l'Amore sia sempre il principio cardine dell'Agire.


L'Amore per principio e l'Ordine per fondamento;il Progresso per fine

Auguste Comte ,1896

domenica 8 dicembre 2019

Decrescita Made in China


Le esportazioni cinesi nel mondo sono ancora diminuite a novembre, aumentando le preoccupazioni per gli effetti della guerra commerciale tra le due nazioni. Quello di novembre è il quarto calo consecutivo e le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite del 23%, il peggior risultato del genere da febbraio e il dodicesimo calo mensile consecutivo.Un altro giro di tariffe statunitensi sulle merci cinesi è previsto domenica prossima, come parte della disputa commerciale in corso.Venerdì, il consigliere economico della Casa Bianca ha dichiarato che la scadenza del 15 dicembre - per imporre un nuovo giro di tariffe su circa $ 156 miliardi di esportazioni cinesi - è ancora in vigore. Cina e USA stanno negoziando un potenziale accordo volto a ridurre la controversia commerciale, ma finora non sono riusciti a concordare i dettagli. Anche l'Europa è vittima di questa situazione, subendo gli effetti dei dazi USA sui propri prodotti e il contemporaneo rallentamento dell'export della Germania. Gli economisti affermano che, anche se le trattative volte ad evitare i nuovi compiti americani avessero successo, molti acquirenti statunitensi avranno già trovato fornitori alternativi. Il presidente Trump ha detto che i colloqui commerciali "stanno andando avanti", ma la Cina afferma che le tariffe esistenti devono essere eliminate come parte di qualsiasi accordo. La guerra commerciale in atto da quasi 2 anni ha aumentato i rischi di una recessione globale. I responsabili politici cinesi potrebbero cercare ulteriori misure di stimolo dopo che la crescita dell'economia si è raffreddata a minimi di quasi 30 anni, con un tasso di crescita inferiore al 7%. Nel frattempo, le importazioni cinesi sono aumentate inaspettatamente dello 0,3% a novembre rispetto all'anno precedente, segnando la prima crescita annuale da aprile. Ciononostante, il surplus commerciale della Cina con il resto del mondo è diminuito, sebbene valga ancora $ 38 miliardi al mese. Saranno Pechino e Washington a decidere se la nostra decrescita sarà felice.

La NATO è Morta?


Durante un'intervista, Macron ha affermato che la NATO è "cerebralmente morta", scatenando la contrarietà della tedesca Merkel e del Segretario della NATO stessa, Stoltenberg, ma guadagnandosi il plauso dei russi. Il presidente francese ha fatto riferimento alla decisione americana di non coordinarsi con gli alleati circa il proprio ritiro dalla Siria, ma anche alla decisione turca di invadere quest'ultima. Il dibattito sull'utilità dell'alleanza atlantica è stato aperto dal presidente Trump sin dal suo insediamento e rispecchia l'assenza di una vera strategia dopo la fine della guerra fredda. L'alleanza è nata infatti per contrastare un eventuale invasione sovietica dell'Europa, ma con il crollo dell'URSS la sua ragion d'essere è venuta meno. Le guerre succedutesi dal 91 in poi hanno visto la partecipazione dei paesi europei in ordine sparso e fuori dalla cornice della NATO, fatto salvo l'intervento nell'ex Jugoslavia. Il dibattito sulla creazione di un esercito europeo, senza gli americani, è in corso ma il suo esito non è scontato; con l'uscita della Gran Bretagna, infatti, solo la Francia disporrebbe di un esercito abbastanza strutturato e dotato di armi nucleari e sarebbe attorno ad esso che dovrebbe fondarsi una forza militare pan-europea. Al momento esistono già divisioni miste franco-tedesche e paesi come Romania e Olanda forniscono personale all'esercito tedesco rcevendone in cambio addestramento e mezzi moderni, come i carri armati. Curiosamente, Macron, nell'elencare i rivali di un possibile esercito europeo ha citato Russia, Cina e USA, preoccupando non poco sia questi ultimi che i loro alleati storici come l'Italia. Quale dovrebbe essere il raggio di azione di un'alleanza militare solo europea? Il Nord Africa? L'intero continente africano? Il Medioriente? La Russia? E inoltre, quanto dovrebbe crescere il budget della difesa dei singoli stati per giungere ad avere una degna deterrenza nei confronti dei "nemici" citati da Macron? Possiamo pensare che un'unione economica possa trasformarsi in una militare senza prima essere anche un'unione politica? A quanto pare Macron e la Van Der Leyden pensano di si.

E' morta la Politica,Viva la Politica.


30 anni fa, il 9 Novembre 89, cadeva il muro di Berlino. Oltre 70 anni di rivalità tra due blocchi che erano diversi in tutto ed in tutto contrapposti, terminava e lasciava un solo sistema di valori vincitore: il modello occidentale. Capitalista, progressista, per lo più cristiano e democratico; abbiamo vissuto in questo sistema per molta parte della nostra vita, e le giovani generazioni non hanno conosciuto che questo. In questi trent'anni sono cambiati gli imperativi che guidano le nostre azioni, le nostre chiavi interpretative, le nostre aspettative.Siamo cambiati noi. L'ottica è sempre più di breve periodo, nuove necessità nascono da stimoli sempre più intensi. Le mode si succedono sempre più rapide e influenzano sempre più le abitudini. In questa situazione la Politica si è trovata a dover svolgere esclusivamente un opera di amministrazione e risoluzione delle istanze portate dal Mercato. La Società, in questo processo, si è dovuta adattare. La crisi economica nella misura in cui l'economia si è sostituita alla politica come mezzo per la realizzazione delle nostre aspirazioni è anche crisi esistenziale. Ma l'economia non ha altri fini che la continuazione di se stessa,non può proporre traguardi ideali che possano portare un individuo a crearsi un orizzonte d'azione che non sia meramente lavorativo. La politica invece ha uno spettro più ampio, coinvolge molteplici aspetti dell'intera nostra vita, deve avere un orizzonte stabile per fornire una cornice anch'essa stabile all'esistenza degli individui. Nascere, Crescere, avere dei figli, morire dignitosamente non sono fini ultimi dell'economia, sia essa industriale o finanziaria, ma devono esserlo per la Politica che è fatta dagli uomini per gli uomini e non dai numeri per il profitto. Se lasciamo che la politica sia indotta nelle sue scelte solamente da principi di natura economica senza che siano chiari i fini socialmente espressi ed i valori che supporterano l'azione,allora avremo vinto la battaglia contro i Piani Quinquennali per perdere la guerra contro le Relazioni Trimestrali.

Amici ma anche no.


La decisione di Trump di ritirare le proprie truppe dalla Siria, ha aperto la strada all'invasione del nord del paese da parte della Turchia. Questa è una palese violazione della carta dell'ONU, ma d'altronde anche la presenza americana non era stata ratificata da alcuna decisione delle Nazioni Unite. Il presidente americano ha motivato la decisione con la volontà di "finirla con tutte queste inutili guerre"e fa il paio con il tentativo di ridurre anche la presenza in Afghanistan, che però non ha avuto ancora seguito. A seguito dell'intervento russo, il tentativo di rovesciare il governo siriano è sfumato e la presenza americana è ormai ininfluente. L'appoggio dato ai curdi siriani in funzione anti Assad non è più strategico e rischiava di far entrare in collisione gli USA sia con la Turchia che con la Russia. Lo stesso scenario si sta dispiegando anche in Ucraina dove gli USA non appoggiano più il governo nelle sue istanze anti-russe. Se si considera quanto poi sta avvenendo sul fronte del "Russiagate", con le rivelazioni a carico del candidato democratico Biden, quel fronte è ormai utile solamente in vista delle elezioni dell'anno prossimo. Il presidente americano gestisce la politica estera in maniera apparentemente sincopata ma si intuisce il mutare delle priorità a favore di un maggiore contrasto alla Cina, percepita ormai come il maggior pericolo all'egemonia americana. Il non troppo velato appoggio alle sollevazioni in atto ad Hong Kong, coì come le sanzioni varate nell'ultimo anno su oltre 250 mld di $ di merci cinesi, vanno in questo senso. Lo stesso trattamento è stato riservato anche all'Europa, con il duplice scopo di riequilibrare la bilancia commerciale e di riportare Bruxelles su posizioni filo americane, dopo i recenti accordi commerciali con il gigante cinese. Secondo un celebre adagio, "gli USA non hanno amici ma solo alleati" e questi lo sono sino a che sono utili. Probabilmente dovremo abituarci al pragmatismo di Trump anche nel suo secondo mandato.

Greta e Aurelio


Nel 1972 un libro ha scatenato il più grande dibattito sul futuro dell’umanità. Si trattava de "I limiti dello sviluppo", un report sullo stato complessivo del pianeta Terra, che metteva in guardia verso ipotetici scenari futuri. Il libro, diventuto un best seller, era stato commissionato dal Club di Roma, un’associazione di scienziati, umanisti e imprenditori legati dalla comune preoccupazione per la situazione mondiale. Promotore di quella iniziativa fu Aurelio Peccei, dirigente FIAT nato a Torino nel 1908. Lo scenario descritto dal libro, fondato su un modello con cinque variabili: crescita demografica, produzione alimentare, industrializzazione, inquinamento e consumo di risorse non rinnovabili, illustrava la concreta possibilità che l’intero sistema mondo sarebbe collassato nel corso del XXI Secolo. Da allora, il Club di Roma pubblica con regolarità rapporti e studi metodologici sui limiti del pianeta, analisi sulle migliori pratiche di governance e riflessioni sui valori fondamentali per il futuro. Nel 2015, l’ONU ha approvato una "Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile", i cui elementi sono stati riassunti nei “17 punti per lo sviluppo sostenibile”,tra lotta a povertà, fame, disuguaglianze, conservazionismo ambientale e promozione di economie globali sostenibili. Lo stesso anno, quasi 200 nazioni hanno siglato l’Accordo di Parigi per la riduzione delle emissioni di gas serra con il fine di contenere il riscaldamento medio del pianeta entro la soglia di 1,5°C. Il nuovo report pubblicato dal Club di Roma, "La trasformazione è possibile", tratta il come raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile promossi dall’ONU. La vera sfida, oggi, è cambiare il modo con cui gran parte degli esseri umani pensa al pianeta Terra. Come ricordano gli autori del report, viviamo ancora in un mondo dove sembra che “tutti sappiano ma nessuno voglia capire” la magnitudine della trasformazione necessaria. Le conclusioni scritte in quel libro di 50 anni fa sono valide ancora oggi: vale la pena rileggerle.

Ultima fermata Teheran


Sabato 14 un attacco portato da droni ha danneggiato due grandi impianti petroliferi sauditi. Il Segretario di Stato USA, Pompeo, ha subito accusato l'Iran, sebbene sia giunta immediata la rivendicazione pa parte delle guerriglie Huthi dello Yemen.
La situazione è complessa e molti attori partecipano agli avvenimenti in corso in quell'area. L'attacco è giunto alla vigilia delle elezioni israeliane e a due giorni dal licenziamento del consigliere Bolton, fieramente anti Iran, da parte del presidente americano.
Aggiungiamo che a giugno erano state colpite due petroliere al largo di Hormuz e una rappresaglia americana è stata fermata da Trump in persona, che al recente vertice del G7 in Francia ha partecpato anche il ministro degli esteri iraniano Zarif e che nei giorni scorsi Trump si è detto pronto ad aprire il dialogo con l'Iran, offrendo una linea di credito di 15 miliardi. Tutti questi fatti sono strettamente connessi tra loro. Bolton era fautore della linea dura con l'Iran con lo scopo di arrivare ad un cambio di regime in quel paese, o addirittura ad una guerra, ma Trump è contrario. Egli sa che sarebbe un evento catastrofico, senza alcuna certezza di vittoria. Vi è una lotta strenua nell'amministrazione tra il Presidente e alcune figure di spicco della burocrazia nominata negli anni precedenti, che spinge per una guerra all'Iran. Bolton rappresentava quest'ultima ed era appoggiato sia dai sauditi che dal Premier israeliano Nethanyau. Senza voler essere complottisti, è da notare come ogni volta che Trump fa un passo verso l'Iran, qualcosa accade per riportare la tensione tra i due Stati. Bisogna aggiungere che l'Iran è il primo fornitore di petrolio alla Cina e che la Russia ha con esso stretti legami economici e militari. Una guerra chiamerebbe in causa direttamente entrambi i paesi e sarebbe una catastrofe. L'Europa cerca di far da paciere ma ogni giorno accade qualcosa che annulla gli sforzi verso un accordo. Oggi è il petrolio a scorrere, preghiamo perchè domani non sia il sangue.

Il tempo delle scelte


Il risveglio della questione libica, l'infinita Brexit, le prossime elezioni europee, l'accordo USA-Cina, la Russia in Venezuela; la politica estera continua a fornire spunti di riflessione sul costruendo assetto delle relazioni internazionali. In Libia, Haftar, sostenuto da francesi e russi, freme per prendersi l'intero paese. L'Italia non ha nulla da guadagnarci e sostiene Sarraj insieme ai freddi americani. E' già successo in passato e ancora accadrà, sino ad uno scontro definitivo o ad un nuovo accordo spartitorio. Chi invece un accordo non riesce a trovarlo, è l'Inghilterra, che continua a posticipare l'uscita dall'UE, ma si trova di fronte la data delle elezioni europee. Rischia di parteciparvi sapendo di starne fuori; un paradosso. Trump, rinvigorito dall'evaporazione delle accuse sul Russiagate, è tornato a dedicarsi al muro con il Messico e agli accordi con la Cina. Sa di partire sfavorito poiché Pechino,tessendo la sua rete commerciale, diplomatica e politica grazie alla Via della Seta e alla Banca Asiatica, sta creando un nuovo ambiente economico dal quale gli USA si sono auto esclusi. Questi, poi, non esportano abbastanza e sono troppo dipendenti dalle importazioni cinesi per permettersi di fare i duri. L'Europa arriva alle elezioni con lo spauracchio “sovranista”. Al momento il blocco europeo, guidato da Salvini, è dato al 10%, poco per scalfire l'oligopolio popolari-socialisti, ma mai come quest'anno, il voto, sarà un test interno per tutte le nazioni. Il tema europeo è ormai centrale in Francia quanto in Germania, e la dicotomia destra-sinistra è ormai in crisi ovunque. Sorprese sono in vista. In Venezuela si profila un nuovo scenario siriano, con i russi che inviano un centinaio di truppe in sostegno a Maduro. Tutto legittimo secondo la carta dell'ONU, ma gli USA temono l'accerchiamento. Un po' quello che la NATO ha fatto negli scorsi 20 anni con la Russia. Il mondo è ormai multipolare, le sfere di influenza tornano di moda,è il tempo delle scelte.

venerdì 29 marzo 2019

Marco Polo riparte per la Cina.

La visita del presidente cinese Xi Jinping si è appena conclusa e ha portato alla firma di accordi di collaborazione su molti temi, principalmente di natura economica. Il memorandum firmato a Roma non è vincolante per le due Nazioni ma rappresenta la cornice entro la quale scrivere i trattati bilaterali che verranno firmati nei prossimi 5 anni. I timori di una colonizzazione cinese dell'Italia sono esagerati ma gli accordi già stipulati da altre Nazioni, nell'ambito dell'iniziativa detta "nuova via della seta", devono essere studiati per non incorrere negli stessi errori. Sri Lanka, Pakistan, Gibuti e Montenegro hanno pagato cara la leggerezza con la quale hanno accettato i finanziamenti cinesi per le loro infrastrutture, e alcune di esse sono divenute legalmente di proprietà cinese. Durante il suo viaggio in Europa, il presidente Xi ha incontrato anche Macron e Merkel, e anche in questo caso gli accordi economici sono stati l'argomento del dialogo, con la differenza che Francia e Germania intrattengono da anni fruttuosi rapporti commerciali con la Cina. L'interscambio commerciale franco-cinese è di 167 Mld, quello tedesco è di 170, quello italiano tocca i 50 Mld. Il nuovo governo considera auspicabile un ampliamento di tale interscambio e la visita in Cina del settembre 2018 ha visto la partecipazione di diversi imprenditori italiani. Gli USA si sono detti preoccupati che gli accordi economici possano divenire di ordine geopolitico, ma è una prospettiva al momento remota. La resa incondizionata dell'Italia firmata a Cassibile nel '43, la lega agli USA in maniera molto stretta e l'ampia presenza militare americana nel Belpaese ne è la prova. Certo è che la perdita di centralità degli USA negli assetti internazionali è ormai un fatto e qualunque vuoto viene riempito dalle potenze mondiali e regionali. La stabilità globale deve essere continuamente costruita; oggi questo onere è in carico alla Cina, ma è ancora l'Europa a restare al centro del mondo. E Pechino lo sa.

domenica 17 marzo 2019

Indietro tutta.


In soli due giorni il mondo è cambiato di nuovo; il 22 gennaio Merkel e Macron hanno rinnovato il patto che 55 anni prima De Gaulle e Adenauer firmarono per legare i loro paesi e impedire guerre future. Il 23, in Venezuela, il principale oppositore di Maduro, Guaidò, si è autoproclamato Presidente della nazione, senza però esser stato eletto a questa carica. Entrambi gli avvenimenti sono il segno di un rapido ritorno ai fondamenti del Realismo Politico da parte delle Grandi Potenze. Gli USA tornano alla Dottrina Monroe, secondo la quale il continente americano è una loro area di influenza, mentre Francia e Germania mettono insieme le loro debolezze, economica per la prima e politica per la seconda, per creare il germe di un futuro super-stato imperiale. Se a ciò aggiungiamo che Macron si è detto pronto a cedere alla Germania il proprio seggio all'ONU, e di condividere oneri e onori del possesso dell'arma atomica, si comprende meglio l'accelerazione della Gran Bretagna nel volere uscire dall'UE. Quanto accaduto a Caracas ha scatenato il caos in patria e all'estero, visto che gli USA hanno avallato il gesto di Guaidò, mentre Russia e Cina lo hanno stigmatizzato. Detto chiaramente, l'autoproclamazione è un atto illegale e l'intromissione degli USA è vietata dalle norme dell'ONU: volere un politico amico è comprensibile, spingere un paese alla guerra civile per ottenerlo non lo è. In Europa, molti sono preoccupati della mossa franco-tedesca, in primis l'Italia, che 55 anni fa era parte del progetto e oggi ne è esclusa. Conte ha subito chiarito che il seggio francese all'ONU dovrebbe andare all'UE e non ad una sola nazione. In entrambi i casi, la realtà ha dettato le scelte: la Francia ha ormai un solo punto di forza, l'arma nucleare, il Venezuela le sue riserve petrolifere. Le cause della resa sono la forza economica tedesca e quella militare degli USA. Ad essere sconfitta è la democrazia rappresentativa, ma la Cina dimostra alle Elite che si può farne benissimo a meno.

La diplomazia del tubo.



Quello che all'apparenza potrebbe sembrare un titolo ironico, è invece il motivo per cui l'Italia, e non solo, si è spesa molto per la Conferenza di Palermo sulla Libia del 12 e 13 Novembre 2018. Alla sua chiusura, il Presidente Conte l'ha definita una "non vittoria" ma sapeva di dire una mezza bugia. E' stata infatti una mezza vittoria poichè vi hanno partecipato Al Sarraj, presidente del governo provvisorio libico, il suo potente avversario Haftar, l'inviato dell'ONU Salamì, l'egiziano Al Sisi, il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, il primo ministro russo Medvedev, il greco Tzipras e i rappresentanti di Qatar e Turchia. E' stata la prima volta in cui tutti i principali attori della vicenda libica si sono riuniti sotto lo stesso tetto, tutti tranne tre: Macron, la Merkel e la May. Per il primo è stata una sconfitta cocente. La Francia infatti sostiene Haftar e, dopo aver rovesciato Gheddafi, ha provato più volte a fare della Libia un proprio protettorato, non certo per motivi umanitari. Quel paese, si sa, è ricco di petrolio e gas ma è da sempre legato all'Italia, con la quale è appunto connesso da un metanodotto che, grazie ad ENI e SAIPEM, porta milioni di metri cubi di gas alle raffinerie siciliane. La Francia ha un doppio obiettivo: chiudere quel "tubo" per indebolire la posizione dell'Italia quale snodo energetico d'Europa e impadronirsi dei giacimenti libici per farli gestire alla sua partecipata, la Total. Anche i tedeschi sono interessati ad indebolire l'Italia per lo stesso motivo, i Russi cercano di ostacolare la posizione francese e gli USA quella sia tedesca che francese. Il gioco libico è molto complesso ed anche Turchia, Qatar ed Egitto vi partecipano per lo stesso motivo: l'accesso o meno al ricco mercato europeo dei flussi energetici africani e mediorientali. Il gas, a differenza del petrolio, necessita di accordi di lunga durata ed è oggetto di rapporti geopolitici non sempre cristallini e palesi. I tubi, quando si hanno, è meglio tenerseli.

La Cina è vicina (?)


Il dibattito sul TAV in Valsusa è più caldo che mai ma non è il solo che riguardi le vie del commercio internazionale che interessano l'Italia. Il 22 marzo il presidente Xi Jinping, visiterà per la prima volta la penisola per incontri ai massimi livelli, da Mattarella al premier Conte. Centro della visita sarà l'adesione del nostro paese alla nuova "Via della Seta" (BRI), che la Cina sta realizzando dal 2013, per connettere Asia, Europa e Africa e affiancare la globalizzazione a guida americana. Gli USA temono che questa venga in realtà sostituita dall'iniziativa cinese e chiedono al nostro paese di desistere. La Cina si propone di unire con nuove linee ferroviarie e marittime, 60 paesi aggregando il 35% del PIL e il 60% della popolazione mondiale. L'Italia è uno snodo importante e potrebbe divenire il punto di approdo per le merci europee verso la Cina e viceversa. I cinesi sono interessati al porto di Trieste, ma non solo, e alla possibilità di raggiungere i mercati europei, con tre giorni di anticipo rispetto a Rotterdam. Anni fa si interessarono a Gioia Tauro, ma lungaggini burocratiche, e l'ostracismo di parte della politica locale, vanificarono l'accordo. Si rivolsero quindi ai greci acquistando il 67% del porto del Pireo, facendone lo snodo principale per l'import-export con l'Europa. Ora ci riprovano e gli americani sono preoccupati che un'iniziativa commerciale possa trasformarsi in un cavallo di Troia che porti a futuri accordi politici. Il fallito tentativo di accordo transatlantico, il TTIP, era un tentativo di anticipare e scongiurare questa eventualità, in un momento storico in cui l'influenza USA nel mondo è declinante. La "NATO Economica" doveva affiancare quella militare per mantenere l'Europa nell'orbita americana. La BRI potrebbe invece portare un giorno l'Europa nella SCO, l'alleanza militare a guida russo-cinese. Se nel 1492 la scoperta dell'America generò l'eclissi dell'Italia; la riscoperta della Cina porterà invece a un nuovo Rinascimento?

Radio Londra dice Bye Bye


Il 29 marzo scadrà il termine che EU e Gran Bretagna si sono date per attuare la cosiddetta Brexit.
Al momento si profila un'uscita senza accordo sui futuri rapporti tra le parti, in particolare su dazi e tariffe, status dei rispettivi cittadini espatriati e sul nodo della frontiera tra Eire e Irlanda del nord. Le ultime notizie parlano di un possibile slittamento al 2021 per aver più tempo per un accordo ma i nodi da sciogliere sono intricati. Nissan e Honda hanno espresso la volontà di chiudere gli stabilimenti in GB in caso di No-Deal (nessun accordo), in quanto le barriere tariffarie per esportare in EU le loro auto le renderebbero troppo care; meglio spostare gli impianti sul suolo europeo. Anche alcune istituzioni finanziarie potrebbero lasciare Londra per Francoforte così come qualche azienda di alta tecnologia. Non è secondario, poi, che l'isola importi buona parte di quanto consuma proprio dall'Europa e che senza di essa non sarebbe autosufficiente in campo alimentare e farmaceutico. Il punto più difficile è quello relativo alla frontiera tra Irlanda del Nord ed Irlanda poichè implicherebbe la costruzione di una barriera che nessuna delle due parti vuole. Si prospetta quindi uno status speciale che porterebbe alla nascita di una zona franca in cui varrebbe la doppia circolazione di Euro e Sterlina. Un attentato nell'Ulster, qualche settimana fa, ha ricordato a tutti che il rischio di un ritorno alla guerriglia tra cattolici ed unionisti non è così remoto e che una soluzione di buon senso è interesse di tutti. Anche la Scozia è un problema poichè è nota la sua volontà di indipendenza da Londra e la Brexit potrebbe portare ad un secondo referendum per ottenerla. La premier Theresa May è assediata dal suo partito, dall'opposizione laburista e dai vertici dell'EU. Il suo è un compito improbo ma è risoluta nel far uscire comunque la GB dall'UE. Se gli inglesi non sono soliti fare salti nel buio, questa fretta indica che per loro è proprio una questione vitale.